Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano torna sui gravissimi ritardi del governo Meloni a proposito dei fondi per le popolazioni alluvionate.
«Il governo ha separato la gestione dell’emergenza da quella della ricostruzione, e ciò ha fatto perdere mesi, inutilmente». Il commissario alla ricostruzione Figliuolo ha firmato l’ordinanza per stanziare 860 milioni di euro, ma i soldi non arriveranno a settembre perchè prima bisogna `perimetrare i danni´. Secondo Bonaccini «cominciano a essere chiare soprattutto due cose».
«La prima è che dopo oltre tre mesi le risorse stanziate non sono ancora arrivate, segno che il governo ha scelto una procedura al momento poco efficace, come avevamo paventato dall’inizio. Parliamo di risorse per opere già realizzate in somma urgenza e non ancora pagate, o di cantieri che non partono perchè non c’è copertura finanziaria».
La seconda è che «una parte consistente dei soldi previsti dal primo decreto rischia di non poter essere spesa per la Romagna, se non viene messa nella disponibilità di Figliuolo: basterebbe una norma di due righe, ma nel decreto di agosto non c’è. Imprese e cittadini non stanno ricevendo gli indennizzi, e non sanno neanche come rendicontare i danni». Domani Bonaccini e gli altri amministratori vedranno Figliuolo, che «si è subito reso disponibile e con i suoi collaboratori stiamo lavorando bene in sede tecnica, ma è necessario fare un punto».
«Mi aspetto una assunzione di responsabilità condivisa, come siamo abituati a fare in Emilia-Romagna, ma anche un po’ di chiarezza. è giusto che il commissario possa dire cos’è nella sua disponibilità e cosa no». «Meloni chieda ad aziende e Comuni se hanno ricevuto un euro, o alle famiglie se sono state ristorate dei danni. Dopo il sisma del 2012 le regole della ricostruzione furono stabilite con un decreto arrivato una settimana dopo, qui dobbiamo ancora decidere come periziare i danni; non sappiamo ancora nulla. Non voglio credere che tutto ciò stia accadendo perchè siamo di partiti diversi».
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