Anche Emma Bonino concorda con chi considera il recente accordo stretto tra il governo Meloni e l’Albania «uno spot elettorale, difficilmente applicabile». In un’intervista a La Stampa l’ex radicale ha rincarato la dose. «E’ una specie di comodato d’uso, che farà solo aumentare i costi per lo Stato italiano. Da Bruxelles è tutt’altro che escluso che arrivi una contestazione nel merito, ci sono sentenze della Corte di giustizia Ue piuttosto esplicite in questo senso».
«Sono piena di dubbi e interrogativi. Davvero si pensa di riuscire a smaltire le pratiche di accoglienza, identificazione e richiesta di asilo di ogni migrante in 28 giorni? Quando in Italia ci vogliono mesi? Perché dovremmo riuscire a fare in Albania quello che da anni non riusciamo a fare a casa nostra?». Anche la gestione di questo centro nell’entroterra albanese sarà «molto complicata, perché si tratta di rinchiudere 3mila persone, tutti uomini da quanto capisco, in una specie di carcere. E se i tempi si allungheranno, come penso, diventerà sovraffollato».
Sarà «più che altro una caricatura di Guantanamo. Ma aspettiamo di vedere come si organizzano, ci vorranno diversi mesi per rendere operative queste strutture».
La premier ha detto che l’intesa «non riguarderà donne, bambini e fragili» ma «segnalo che nel testo dell’accordo questa cosa non c’è scritta. Quindi, stiamo a vedere. In ogni caso, l’idea qual è: se una nave italiana salva una famiglia di naufraghi, poi la separa? Porta il padre in Albania e la madre con i figli in Italia?». Questo modello «è simile a quello tentato dal premier britannico Sunak in Ruanda – sottolinea – un tentativo ampiamente bocciato dai giudici britannici e anche dalla Corte europea».
Argomenti: governo meloni