Giampiero Massolo, presidente del comitato promotore di Expo Roma 2030, Presidente di Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), ex direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza ed ex Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri dal 2007 al 2012, ha le idee chiare sulle cause della clamorosa debacle di Roma nell’assegnazione di Expo 2030.
«Non penso – dice Massolo al «Corriere della Sera» – che avremmo potuto fare di più. Abbiamo combattuto sulla base di una proposta riconosciuta come la migliore non soltanto per il modo in cui è stato declinato il tema, ma anche per l’ampia condivisione. Abbiamo fatto tutti i nostri passi in stretto coordinamento con il governo, le istituzioni locali e i rappresentanti della società civile. Abbiamo presentato un ottimo progetto con un lascito per il futuro che speriamo possa essere in parte realizzato per la città».
«La realtà è che i due terzi della comunità internazionale hanno votato per il mercantilismo, la diplomazia transazionale invece di quella transnazionale. Quando abbiamo sondato il terreno per capire quale fosse l’orientamento, alcuni delegati ci hanno risposto di essersi impegnati con la nostra competitor (Riad) fin dal 2020, quando non esisteva ancora alcun progetto. La domanda è: la competizione si gioca sulla sostanza, sulla qualità della proposta o sugli investimenti e le grandi aziende?».
«Contano anche gli investimenti, questo è ovvio, ma si è raggiunto un volume tale per cui un domani se si candida un Paese emergente un pò disinvolto la competizione diventa fuori portata». Fino a poco prima del voto Roma poteva contare su una cinquantina di preferenze, poi sono crollate a 17: «In effetti i conti non tornano in parte per il doppio gioco di alcuni Paesi, in parte perché immagino vi siano state pressioni in extremis. Un esito così strabocchevole fa pensare, ne abbiamo parlato anche con i coreani, con i quali avevamo un coordinamento informale, e nessuno si aspettava un risultato del genere».
II terzo posto nella sfida di Expo non è anche una sconfitta dell’Italia: «Semmai è una sconfitta della comunità internazionale, il sistema Paese ha risposto bene. Lascia perplesso il comportamento dei grandi Paesi europei. Quello che mi piacerebbe emergesse – conclude Massolo – è che la deriva mercantilistica non si arresta con le divisioni»