Sono quasi le otto e salgo su un treno speciale per arrivare a Messina entro le tredici e trenta. E’ l’unico sopportabile in questa Italia lunga e mal servita che altrimenti potrebbe solo utilizzare treni che richiedono un tempo che appare infinito. Vado a Messina per una pratica e approfitto per chiacchierare con i coinquilini del vagone. Il treno prosegue bene e già vedo la costa sicula al di là di un mare bellissimo.
Messina è stata la mia città di formazione, al liceo Mauro Lico, grazie a bravi professori che hanno insegnato con criterio modello, curando insieme secondo il vecchi principio “mens sana in corpore sano”.
Le discussioni fra noi riguardavano soprattutto il calcio, la pallacanestro, e le partite dell’ ACR Messina. Senza mai scadere in liti e contestazioni ma con una certa signorilità anche nel tifo. Messina del resto non è una città come quella dei paesi raccontata mirabilmente da Leonardo Sciascia, con le sue atmosfere di cupezza e mafia. Grande nel passato e ormai parecchio addormentata, in mano ad una borghesia prevalente, pigra e sedentaria. Tra noi ragazzi i discorsi erano in gran parte sul minore o maggiore fascino dei loro volti e delle loro gambe.
Per il resto la politica era praticamente assente. Una grossa novità scoppiò all’improvviso per i fatti gravi della Polonia e poi dell’Ungheria. Si aprì un confronto, sempre più vivace e violento, inevitabilmente anti-comunista e con l’assenza di una qualche protesta da parte della federazione giovanile comunista. In genere impegnata in ogni forma di lotta e di rivendicazione, specie sul tema della realizzazione dell’istituto regionale.
Fu la mia prima uscita di tipo politico, se così possiamo chiamarla, in quanto venni issato, sulla cancellata di ingresso e mi trovai a fare un discorso in favore della libertà contro la violenza a favore della democrazia.
Tornando ora nella città per me più importante per la mia formazione culturale e civile, trovo un certo imbarazzo scoprendo nessun elemento di discussione e di interesse sul tema fascismo antifascismo, anche se l’intervento della segretaria del PD a Montecitorio è stato apprezzato.
La generalità dei cittadini non sembra avere reagito in alcun modo. Certo il tema è diventato complesso perché non se ne è discusso per molto tempo e sempre purtroppo con scarsa conoscenza della Resistenza e della Costituzione. Se restano però i punti fondamentali di riferimento e di sicurezza democratica per il nostro paese. Spetta quindi alle forze democratiche rilanciare positivamente l’attenzione costante e il dibattito generale sui fondamenti del grande moto che alla fine liberò l’intera Europa dal nazifascismo.