Il potere d’acquisto dei salari italiani, rimasti praticamente invariati negli ultimi 30 anni, è drammaticamente crollato. L’argomento è tra i meno affrontati dalla politica italiana, e in particolare dal governo Meloni, mente dovrebbe essere in cima alla lista degli interventi urgenti. Ne ha parlato a La Repubblica il segretario generale Uil, Pierpaolo Bombardieri.
«Questo deve essere l’anno in cui i salari tornano a crescere. Il governo non può fare finta di niente: decontribuzione dei rinnovi contrattuali, legge sulla rappresentanza e aiuti solo alle imprese che rinnovano e applicano i contratti collettivi nazionali».
Il governo «non può far finta di non vedere che «il 70% delle imprese produce per il mercato interno. Se non aumentiamo salari e consumi, rischiamo la recessione. Ci sono 12 milioni di lavoratori con il contratto scaduto». Comunque, «prendo atto con soddisfazione che il governo vuole azzerare l’Irpef agli agricoltori. Ma quando avevamo chiesto la detassazione degli aumenti contrattuali per tutti abbiamo trovato un muro».
«In Europa sono state fatte scelte sbagliate, innegabile. E non solo in agricoltura. La transizione climatica ha bisogno di una transizione sociale e di sostegni ai settori coinvolti, dalla chimica all’acciaio. A questo si sommano le non scelte dei governi e di questo governo. La politica industriale non esiste. E se non scegli, gli errori si pagano. Come a Taranto».
Una legge sulla rappresentanza può aiutare «per sapere chi rappresenta chi tra imprese e sindacati. E quali sono i contratti nazionali più rappresentativi da estendere a tutti, dai diritti ai livelli minimi di retribuzione. Ai tavoli di questo governo siedono 40 sigle sindacali. Dopodiché quando si tratta degli agricoltori si verifica la rappresentatività e si sceglie chi convocare. Curioso».
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