Fratoianni (Avs): "A Gaza si muore di fame, dov'è il governo Meloni? Serve un immediato cessate il fuoco"

Guerra di Gaza, Fratoianni: "Le Ong parlano di 'catastrofe' umanitaria solo perché non hanno un termine più duro, anche il vocabolario si ferma di fronte a simili disumanità".

Fratoianni (Avs): "A Gaza si muore di fame, dov'è il governo Meloni? Serve un immediato cessate il fuoco"
Nicola Fratoianni
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6 Marzo 2024 - 10.40


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Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi Sinistra, si trova in Egitto con la delegazione dei parlamentari di Avs, Pd , M5S, associazioni pacifiste e Ong, rivolgendo l’invito «ai signori del governo e della maggioranza» a raggiungere Rafah per «comprendere la tragedia che sta accadendo al popolo palestinese».

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«Eravamo al valico di Rafah ieri, alla porta dell’inferno: incubatrici, ambulanze, medicine, tonnellate di cibo. Sono una piccola parte degli aiuti respinti dall’esercito israeliano al valico di Rafah, ammassati in un magazzino a poca distanza. Basta che in un Tir ci sia un articolo vietato per veder respinto tutto il carico, peccato che non esista una lista di articoli vietati e che tutto diventi incerto, arbitrario, crudele. E intanto a Gaza si muore di fame e di malattie. In piedi, di fronte a questo accesso dove finisce l’Egitto e inizia una terra dove manca tutto, per chiedere il cessate il fuoco e l’apertura incondizionata agli aiuti, dove Caronte ha la divisa e il fiume Stige ha la forma di muri in cemento armato».

«Oltre questo varco c’è un inferno in cui i bambini muoiono di fame, dove c’è un bagno ogni seicento persone, dove si beve acqua salata o acqua di fogna e proliferano le malattie. Le Ong parlano di ‘catastrofe’ umanitaria solo perché non hanno un termine più duro, anche il vocabolario si ferma di fronte a simili disumanità. A parlare con il capo dell’UNRWA a Gaza, uscito per qualche minuto per incontrarci, eravamo 14 parlamentari italiani di opposizione. Dov’è il governo? Dove è la maggioranza? Sono sempre pronti a spiegarci di chi è la colpa e chi va punito ma da queste parti non si sono mai visti».

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«Vengano a Rafah, parlino con le persone che vogliono entrare a Gaza, rischiando la vita, per abbracciare e rassicurare un fratello o un figlio. Parlino con le persone che sopravvivono ogni giorno per capire che Unrwa è l’istituzione da cui dipende la sopravvivenza di milioni di persone e che ha bisogno di finanziamenti e non di criminalizzazione. Vengano a Rafah e capiranno».

«Oggi mi porto a casa come una ferita le parole di Youssef, un cooperante che ci ha accompagnato in questi giorni e che ha la famiglia a Gaza. Nella sua casa oggi ci sono 47 persone, tra parenti e amici sfollati. Youssef prega che ogni bomba che cade non cada su quella casa dove ci sono le persone che ama. E subito dopo si sente in colpa, perché se le sue preghiere saranno esaudite, quelle bombe, cadranno su altre case, su altre famiglie. Questa è Gaza. Cessate il fuoco, subito».

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