Il sovraffollamento delle carceri è uno degli annosi problemi che affligge il nostro Paese. Un problema che, se possibile, si acuisce negli istituti dedicati ai minorenni. A denunciare la situazione è il deputato Pd ed ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando, in un intervento pubblicato dal quotidiano Avvenire.
«Una normativa per garantire sicurezza e per contenere la violenza che è `violenta´ già nella titolazione con cui viene comunemente indicata: Decreto Caivano. Come uno stigma a marchiare un territorio, come a sottolineare che certi eventi possono verificarsi solo lì. Tutta l’Italia, tutto il mondo non dimenticheranno Caivano come terra degli orrori. Più facilmente, ahimè, si dimenticherà come e perché è stato necessario intervenire. E ci sarà necessità di dedicare ad altri luoghi altri decreti, se gli interventi di rafforzamento ed incentivazione della socialità positiva non saranno estesi a tutte le zone che hanno già espresso difficoltà analoghe. Al momento, a dimostrazione che non vi è stata alcuna neppur superficiale valutazione di impatto della normativa che introduce un significativo inasprimento delle pene per alcuni reati commessi da minorenni, non solo non si è registrato alcun beneficio, ma di contro, gli effetti della applicazione hanno comportato un sovraffollamento, mai registrato in passato, nei 17 Istituti penali per i minorenni presenti in Italia».
«Il nostro sistema penitenziario minorile vantava, rispetto a quello degli adulti – ricorda l’ex Guardasigilli dem – un tasso sensibilmente più basso di recidiva. Questo dato è probabile che sia compromesso. Intanto sono aumentate le misure cautelari e non è diminuito il tasso di delinquenza minorile: sempre più adolescenti ristretti in strutture non pronte ad una accoglienza così massiccia. Appare quasi offensivo, tanto è evidente, rappresentare quanto il sovraffollamento vanifichi o comunque renda più complesso il corretto espletamento dei percorsi trattamentali da porre in essere – spiega Orlando – con danno anche di quelli in corso per i ragazzi già negli Istituti Penali per i Minorenni da qualche tempo. Del resto già esperienze del passato hanno dimostrato che l’innalzamento di pene edittali non solo non scoraggia, ma talvolta assume valore di ulteriore coraggio nell’accettare sfida e rischio. Sarà necessario valutare attentamente impatto di daspo e avviso orale del Questore per non trasformare anche questi strumenti in «credenziali» all’interno del gruppo dei pari».
«Ben strutturato, almeno sulla carta, è il dialogo tra le Istituzioni e l’autorità giudiziaria minorile e questa comunicazione deve essere sempre più intensa per diventare un reale punto di forza – osserva l’esponente dem – che colleghi devianza con disagio e consenta una presa in carico, se necessario, dell’intero nucleo familiare. Ma anche questa previsione deve fare i conti con le difficoltà attraversate dai servizi sociali, in particolare proprio nelle aree del Paese nelle quali maggiormente si manifestano i tassi più alti di devianza. Un tratto certamente pregevole della normativa è il tentativo di coinvolgimento dei genitori, la sollecitazione ad un esercizio consapevole della responsabilità genitoriale come cura adeguata, garanzia di tutela, attenzione ai percorsi di sviluppo e crescita. Ma la «stretta» per contrastare l’evasione scolastica appare priva di una reale ed immediata efficacia – conclude Orlando – non essendo facile provare il dolo o anche solo la colpa del genitore, e residuando la sensazione che non vi sia alcuna promozione del valore dell’istruzione come reale imprescindibile «norma» di sicurezza sociale».