Lo strappo di Elly Schlein nei confronti del Jobs Act, provvedimento del Pd renziano, ha provocato degli scossoni interni ai democratici. Marianna Madia, ex ministra ed esponente del Pd dal 2008, intervistata dal Corriere della Sera ha criticato la scelta della segretaria dem di firmare il referendum della Cgil. «Questo film avrei preferito non vederlo mai. Direi che non condivido la mossa della mia segretaria da nessun punto di vista».
«Schlein oggi è la segretaria del mio partito. Un partito ancora grande e plurale, spero. Che firmi il referendum di Landini trovo sia una mancanza di generosità e di visione strategica, non aiuta i candidati che stanno andando a raccogliere consenso per le Europee per il Pd, e non ha niente a che fare con la scadenza elettorale imminente. Dovremmo portare il dibattito su temi che ci vedono radicalmente opposti al governo Meloni, non, invece, opporci a un governo dello stesso Pd di dieci anni fa».
«Il Jobs act aboliva i contratti a progetto, le false partite Iva, le dimissioni in bianco. Finanziava ammortizzatori sociali per lavoratori che non ne avevano. Arrivava in una fase di frammentazione del mondo del lavoro e ha avuto il merito di avviare l’unificazione dei diritti. Non nego che in parte l’attuazione sia mancata ma ogni governo si scontra con la limitatezza delle risorse».
«Ma una segretaria che dice che firma un referendum contro una riforma del suo partito a titolo personale, e lo fa una settimana dopo Conte e Fratoianni, cosa sembra?»
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