Matteo Renzi prova ancora l’assalto al Pd sul caso Jobs Act e, intervistato da Libero, rincara la dose dopo l’annuncio di Elly Schlein di voler firmare il referendum proposto dalla Cgil.
«Il Pd ormai non esiste più o almeno non esiste quel grande partito riformista che aveva come stella polare il lavoro, la crescita, lo sviluppo e che è arrivato oltre il 40 per cento. Adesso sono il partito delle tasse, delle manette e del reddito di cittadinanza. Si scrive Schlein, si legge Cgil. Ma non sono arrabbiato»,
«Sapevamo bene che con Elly, come giustamente dice, si sarebbe spostata più a sinistra. Ma a me quello che sorprende non sono Schlein e le sue posizioni: a me sorprendono i riformisti del Pd».
«Quella legge non solo creò oltre un milione di posti di lavoro e cancellò la vergogna delle dimissioni in bianco ma fu pensata, voluta, votata dal Pd. E che i riformisti – con l’eccezione della brava Marianna Madia, all’epoca responsabile lavoro – non abbiano altro da dire fa sorridere. Meglio per noi, comunque. Chi oggi è un moderato, un liberale, un riformista, vota per gli Stati Uniti d’Europa: se voti Pd, anche un candidato riformista, stai votando la sesta stella del Movimento Cinque Stelle».
«Giorgia Meloni per anni ha chiamato gli 80 euro una mancetta: ora, lancia i 100 euro. Apparentemente sembrano la stessa cosa, migliorata. Ma non è affatto così. I nostri 80 euro erano netti. I 100 della Meloni lordi. I suoi sono annuali, i nostri mensili. I suoi sono per certe categorie sotto una certa soglia, i nostri per tutti sotto una certa soglia. I suoi sono attivabili a richiesta, i nostri automatici. Ma anche sul resto Meloni è una delusione: dalle tasse, alla giustizia, al premierato non c’è sul campo una sola riforma. Un liberale, oggi, non può che votare Stati Uniti d’Europa», conclude Renzi.
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