TeleMeloni, Augias: "La destra vuole imporre la sua visione del mondo, è incredibile quello che accade in Rai"

Augias dopo lo sciopero Rai boicottato da Unirai: «Un sindacato tecnicamente giallo, cioè il sindacato del padrone come c'era alla Fiat nei tempi delle contrapposizioni industriali più dure, alla Rai non c'era mai stato. E’ incredibile quel che accade».

TeleMeloni, Augias: "La destra vuole imporre la sua visione del mondo, è incredibile quello che accade in Rai"
Corrado Augias
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7 Maggio 2024 - 09.06


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TeleMeloni è nel pieno del suo splendore, i crumiri del sindacato di destra che hanno sabotato lo sciopero indetto dai colleghi dell’Usigrai è solo l’ultimo esempio di una situazione insostenibile per un Paese democratico. Corrado Augias, che ha lasciato la Rai dopo 60 anni, ne ha parlato in un’intervista alla Stampa.

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«Quando arrivarono i comunisti la Rai venne parlamentarizzata, la Dc aveva l’uno, i socialisti il 2, i comunisti il 3. Anche Berlusconi, a parte qualche gesto di ferocia come l’editto bulgaro, un gesto di collera `divina´, non chiedeva tanto. I suoi pensavano alle ballerine. Questi no. Sono arrivati per imporre una visione del mondo». 

«Per ricominciare daccapo con una contronarrazione rispetto a quella costituzionale. Ma è una narrazione rozza, infantile, approssimativa. Nata nelle conventicole del Movimento sociale, mentre stavano a rimuginare tra loro pieni di rancore e di frustrazione perché erano stati tenuti fuori». 

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La censura al monologo dello scrittore Antonio Scurati è stato «un gesto fanatico e stupido che si spiega solo con lo zelo del funzionario che crede di aver capito che è arrivato il momento di poter fare una cosa del genere, perché il clima lo permette».

Lo sciopero Rai è stato boicottato da un sindacato appena nato per difendere il governo. «Un sindacato tecnicamente giallo, cioè il sindacato del padrone come c’era alla Fiat nei tempi delle contrapposizioni industriali più dure, alla Rai non c’era mai stato. E’ incredibile quel che accade».

Quello che lo scrittore e intellettuale teme è «il modello Orban. Un restringimento dello spazio democratico progressivo, indolore, come la storia della rana bollita». E i segni di questo sono «limiti alla magistratura, limiti ai poteri del presidente della Repubblica, una riforma che porta alla capocrazia. E’ lì che si arriva, nell’inavvertenza delle masse che hanno altri problemi, altre preoccupazioni. O se ne fregano». 

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