L’idea di tornare al finanziamento pubblico dei partiti, abolito definitivamente nel 2013, per arginare il fenomeno della corruzione prende piede all’interno dell’arco costituzionale. Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd, ne ha parlato a La Repubblica. “Si torni al finanziamento pubblico ai partiti perché la democrazia ha un costo. E non serve fare demagogia e alimentare il populismo. C’è bisogno di più trasparenza, certo. Ma va pure ridata credibilità alla politica. Anche perché abbiamo visto tutti cosa è successo in Liguria, coi finanziamenti privati senza regole”.
“Le scelte vanno sempre contestualizzate. Io non votai a favore dell’abolizione. Sono convinta che possano esserci storture, illeciti, anche nella gestione dei fondi dello Stato, ma questo attiene ai comportamenti personali, che vanno puniti. Il principio invece va difeso: la politica non può essere solo appannaggio dei ricchi o di chi ha interessi, seppur legittimi, da difendere. Consentire di accedere alla politica anche a chi non ha i mezzi è una battaglia che deve fare soprattutto la sinistra”.
“E’ importante dialogare con chiunque voglia affrontare l’argomento. Certo, sarebbe utile che la destra si fermasse a riflettere anche sulle altre riforme che riguardano l’ossatura della Repubblica, dal premierato all’autonomia. Sono convinta che con il finanziamento pubblico sarebbe più semplice anche riorganizzare i partiti sui territori. Il Pd in quest’ultimo anno ha fatto qualcosa. Nonostante i debiti ereditati, grazie al lavoro del tesoriere Michele Fina abbiamo redistribuito un milione ai circoli”.