Il referendum contro il Jobs Act tocca quota 52mila firme, la Cgil: "Segnale importante e di grande attenzione"

Referendum contro il Jobs Act vicino alle 52mila firme, la Cgil: "Lo interpretiamo come un segnale di attenzione altissima verso i nostri quattro quesiti referendari".

Il referendum contro il Jobs Act tocca quota 52mila firme, la Cgil: "Segnale importante e di grande attenzione"
Landini alla manifestazione della Cgil
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28 Maggio 2024 - 12.53


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La raccolta di firme per i referendum `popolari´ sul lavoro promossi dalla Cgil, in Emilia-Romagna, «sta andando molto bene: siamo arrivati quasi a quota 52.000 firme, soprattutto a livello cartaceo ma anche online, e lo interpretiamo come un segnale di attenzione altissima verso i nostri quattro quesiti referendari», trainati da quello contro il Jobs act che ha archiviato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Quest’ultimo, del resto, «ha segnato un punto di frattura indelebile con il mondo del lavoro, visto che fa sì che un lavoratore possa essere licenziato anche se ha ragione», certifica il segretario regionale Cgil, Massimo Bussandri, oggi facendo il punto nella sede di via Marconi a Bologna insieme con il responsabile organizzativo del sindacato, Gianluca Zilocchi.

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Illustra Bussandri: «Abbiamo raccolto in Emilia-Romagna poco meno di 52.000 firme finora, di cui 44.700 in cartaceo e quasi 7.000 online. È un dato in costante crescita, stiamo controllando ogni tre giorni dal 25 aprile». Negli ultimi tre giorni c’è stato un picco di 9.000 firme, quasi, per un trend «in progressione geometrica», sorride il segretario regionale Cgil. La campagna si conclude a livello nazionale il 22 luglio, il giorno di consegna delle firme in Cassazione, ma a livello regionale ci si fermerà almeno 10-12 giorni prima, per poter organizzare la spedizione dei pacchi. A livello nazionale si punta fino a quota un milione di firme, anche se ne basterà mezzo. L’obiettivo a livello regionale è 200.000 firme e si confida, quindi, di potercela fare. Bussandri passa in rassegna tutte le firme `illustri´ collezionate in Emilia-Romagna, dal sindaco Matteo Lepore e il prof Gianfranco Pasquino a Bologna al giuslavorista Piergiovanni Alleva, passando per il filosofo Stefano Bonaga e lo scrittore Loriano Macchiavelli a San Lazzaro di Savena, a fianco di Elly Schlein a Forlì, di Pierluigi Bersani e Moni Ovadia a Piacenza, Max Collini a Reggio Emilia, Vauro, Michele Santoro e Ginevra Bompiani a Parma.

«Sfatiamo il mito che tuteliamo solo i lavoratori a tempo indeterminato, visto che crescono le tessere di donne e giovani», va al punto Bussandri, mentre Zilocchi elenca i numeri aggiornati al 31 dicembre scorso. Dalle 771.537 tessere del 2022 si è passati alle 792.234 del 202, +2,68%, pari a 20.697 iscritti in più. I lavoratori attivi segnano +15.787, +4,19%, i pensionati +4.914, +1,18%. Emerge una crescita di iscritti in tutti i settori produttivi, con ad esempio +3.465 in industria e costruzioni, +2,86%, e nell’agroindustria +7.438; seguono il terziario con +2.282, il settore pubblico a +960 e i lavoratori precari o atipici (Nidil) +1.473. Il tutto senza le tessere delle associazioni collegate alla Cgil, quindi Sunia (16.103), Auser (30.338), Federconsumatori (14.082), associazioni studentesche (3.850), Sinagi e altre (892). L’apertura all’1 gennaio 2024 registra 556.935 tessere, dopo una chiusura al 2023 a 792.234. «Ogni anno dobbiamo ripartire, quest’anno con almeno 235.299 iscrizioni per pareggiare sull’anno precedente», nota Zilocchi, rimarcando che «non siamo un sindacato che vive di rendita sugli iscritti».

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I nuovi iscritti per la prima volta nel 2023 segnano +26.302, pari al +3,32%, mentre i giovani fino ai 35 anni +3.337, pari al +4,68%. Emerge un 52,86% di donne tra i tesserati 2023, mentre nel 2022 si era al 52,71%. Gli iscritti stranieri sono 103.420 su 792.234, pari al 13,05%, di cui 8.492 pensionati (8,2%). La lista delle prime nazionalità recita Romania, Marocco, Albania, Tunisia, Moldavia, Pakistan e Senegal.

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