Benifei (Pd) vuole cambiare la Ue: "Servono nuovi Trattati, altrimenti le istituzioni sono bloccate"

Ue, Brando Benifei"Noi per fare andare avanti il lavoro delle altre istituzioni vogliamo prima una risposta su ciò che abbiamo già proposto, cioè una riforma dei Trattati”.

Benifei (Pd) vuole cambiare la Ue: "Servono nuovi Trattati, altrimenti le istituzioni sono bloccate"
Brando Benifei
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29 Maggio 2024 - 10.56


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Brando Benifei, capo delegazione del Pd a Strasburgo e candidato per un nuovo mandato nel collegio Nord-Ovest, durante un intervento in un podcast dell’AdnKronos ha lanciato una proposta forte per riformare le istituzioni europee.

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“Non è possibile lasciare l’Unione nelle condizioni di oggi, cioè con una forza politica, soprattutto su questioni centrali come la politica estera, quella di bilancio e quella fiscale, lasciata a metà, bloccata dai meccanismi dell’unanimità. Nella prossima legislatura partirei da qui: usando fino in fondo i poteri che ha il Parlamento europeo, che può bloccare l’avvio della nuova Commissione, dicendo ‘noi per fare andare avanti il lavoro delle altre istituzioni vogliamo prima una risposta su ciò che abbiamo già proposto, cioè una riforma dei Trattati”.

“Per continuare a costruire una politica sociale comune, il lavoro sulla transizione ecologica, costruire e migliorare la capacità competitiva dell’Europa e la sua capacità di sostenere chi rimane indietro… Sono tutte cose che si possono portare avanti se l’Europa acquisisce una sovranità condivisa più forte”.

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Ci sono almeno 13 paesi contrari a una riforma dei trattati: Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Svezia e Slovenia. Ma secondo Benifei vanno messi di fronte alle loro responsabilità: “Probabilmente non tutti sono pronti a fare lo stesso livello di integrazione nello stesso momento. Ma dobbiamo far convivere queste ambizioni, alzare l’asticella. Possiamo far procedere un’avanguardia, proprio come avvenne con il Next Generation Eu, che in Italia è diventato il Pnrr. È nato proprio da un momento in cui alcuni governi hanno detto: se non ci stiamo tutti noi andremo avanti da soli”. Ungheria, Finlandia e Olanda erano contrarie, ma poi hanno aderito. “Il parlamento la sua proposta l’ha presentata, ora bastano 14 voti favorevoli per far partire il processo. Far emergere le differenze serve anche a chiarire dove stanno le varie forze politiche e a decidere se dobbiamo farci sempre ricattare da personaggi come Orban”.

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