Un caso ha riacceso i riflettori sulla libertà di stampa e l’atteggiamento della destra di governo. Una vicenda che riguarda il direttore del Messaggero Alessandro Barbano, licenziato dall’azienda e sostituito da Guido Boffo. Angelo Bonelli, parlamentare di Avs, punta il dito contro Giorgia Meloni.
“La notizia del licenziamento improvviso di Alessandro Barbano, sollevato dalla direzione del Messaggero, potrebbe rappresentare l’ennesimo caso di attacco alla libertà di stampa nel nostro Paese, se le ragioni riportate dai giornali venissero confermate. Se quanto riportato da diverse fonti fosse vero, ovvero che Barbano sia stato licenziato a causa del suo editoriale critico su Giorgia Meloni, sorgono seri dubbi sulla situazione della libertà di stampa in Italia”.
“Quali sono le colpe di Barbano? Prendere posizioni in linea con quelle del Presidente Sergio Mattarella, dopo gli attacchi ricevuti dalla Lega il 2 giugno? Sarebbe necessaria una completa e trasparente spiegazione su questa vicenda, per dissipare eventuali sospetti di pressioni politiche. Come Paese democratico, non possiamo permettere limitazioni evidenti alla libertà dei giornalisti. La libertà di stampa è un pilastro fondamentale della democrazia e va tutelata con fermezza. Censura e pressioni sui giornalisti minacciano la nostra società e il diritto dei cittadini di essere informati in modo indipendente”.
“Inoltre, desta seria preoccupazione la crescente concentrazione dei media nelle mani di pochi, come nel caso di Angelucci e la sua volontà di acquisire l’agenzia di stampa Agi. Questa concentrazione del potere mediatico rappresenta una minaccia per il pluralismo dell’informazione, rischiando di ridurre ulteriormente lo spazio per un giornalismo libero e indipendente”.
Alessandro Barbano puntualizza però la questione. “Non è vera la notizia, pubblicata da alcuni organi di informazione, secondo cui la mia revoca da direttore del Messaggero dipenderebbe dal mio rifiuto a fare un’intervista a domande scritte con Giorgia Meloni. Sono altre le motivazioni del recesso”.
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