Salario minimo, Giorgia Meloni: "Penalizza i lavoratori invece di aiutarli, il Pd ha avuto 10 anni per approvarlo..."

Giorgia Meloni: "Molti contratti hanno una retribuzione oraria più alta dei 9 euro previsti dal salario minimo. Io temo che quel parametro diventi non aggiuntivo ma sostitutivo con il rischio che penalizziamo più lavoratori di quelli che aiutiamo".

Salario minimo, Giorgia Meloni: "Penalizza i lavoratori invece di aiutarli, il Pd ha avuto 10 anni per approvarlo..."
Giorgia Meloni
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4 Giugno 2024 - 10.02


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Giorgia Meloni, intervistata da Rai 3, è tornata sulla questione del lavoro e del salario minimo, ribadendo la contrarietà del suo governo alla misura che può aiutare le fasce più deboli della popolazione lavoratrice.

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”Hanno avuto dieci anni per fare il salario minimo e non l’hanno fatto, poi quando sono andati all’opposizione lo hanno scoperto. Io non sono d’accordo: molti contratti hanno una retribuzione oraria più alta dei 9 euro previsti dal salario minimo. Io temo che quel parametro diventi non aggiuntivo ma sostitutivo con il rischio che penalizziamo più lavoratori di quelli che aiutiamo”.

“Occorre invece concentrarci per aiutare le sacche di lavoro che sono al di sotto della soglia del salario minimo senza compromettere quelli che stanno al di sopra” ha concluso.

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“L’aumento dei salari è la nostra priorità. Si tratta di un problema che arriva da lontano. Nei 10 anni prima del Covid, i salari sono diminuiti dell’1,5%, mentre in Germania crescevano del 16% e del 9% in Francia. Con il Covid l’inflazione ha impattato pesantemente. Quando siamo arrivati abbiamo concentrato le nostre risorse sui redditi medio bassi delle famiglie, ad esempio con il taglio del cuneo fiscale, la decontribuzione totale per le mamme con più di due figli, l’indicizzazione delle pensioni che ha portato le minime a 600 euro, l’assegno unico, la carta ‘Dedicata a te’ Tutto questo ha portato a un cambio di rotta su questo aspetto”. 

“L’Istat ci dice che a ottobre 2023 i salari hanno cominciato a crescere più dell’inflazione e nel 2023 sono aumentati del 3%. E’ un cambio di passo e bisogna continuare su questa strada. E’ un lavoro che facciamo con le poche risorse che abbiamo a disposizione, ma è la nostra priorità”.

“Fermo restando che non mi frega nulla su come mi chiamano, il presidente o la presidente – anzi preferisco che mi chiamino Giorgia – che è una questione di forma, io invece pongo una questione di sostanza: si deve smettere di insultare le donne pensando che siano deboli, non lo siamo e chiediamo lo stesso rispetto”. 

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“Mi si chiami come si vuole ma non resto in silenzio quando vengo insultata. Le parole di De Luca erano riverberate dal tipico bullismo di chi alle spalle fa il gradasso e poi quando mi affronta non è più in grado e quel modo di fare nasconde una forma di debolezza e insicurezza, e questi modi sono più comuni quando ci si rivolge alle donne: ma io non sono debole e rispondo, deboli lo sono molto più i bulli”.

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