Caporalato, Orlando (Pd): "Il tema è la lotta al lavoro sottopagato, la legge che ho firmato non viene applicata"

Andrea Orlando (Pd): "Esiste una legge che ho firmato insieme all'ex ministro Martina sul caporalato: la magistratura non sempre la applica in maniera puntuale e non è adeguatamente conosciuta, non c'è sufficiente attività ispettiva".

Caporalato, Orlando (Pd): "Il tema è la lotta al lavoro sottopagato, la legge che ho firmato non viene applicata"
L'ex ministro del lavoro Andrea Orlando
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23 Giugno 2024 - 15.16


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Il deputato Pd ed ex ministro del Lavoro Andrea Orlando intervistato da  Rete 4 ha parlato della questione caporalato.

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«Oggi abbiamo alcuni strumenti che non si stanno utilizzando. Nel Pnrr c’erano 200 milioni di euro per combattere gli insediamenti abusivi, le baraccopoli e i ghetti dove spesso vivono questi braccianti, soldi ancora non spesi con un ritardo negli interventi. C’era una commissione per l’emersione del lavoro nero, per ragioni credo ideologiche è stata tolta la competenza per i lavoratori extracomunitari. Esiste una legge che ho firmato insieme all’ex ministro Martina sul caporalato: la magistratura non sempre la applica in maniera puntuale e non è adeguatamente conosciuta, non c’è sufficiente attività ispettiva».

«Il ministro Nordio, che si occupa un po’ di tutto, che commenta le indagini, che fa chiose a valutazioni dei magistrati, si chiami i Procuratori generali e valuti se questa legge è utilizzata adeguatamente. Faccio una proposta che spero sia tenuta in considerazione dal Governo: nella legge sul caporalato c’era una rete per l’agricoltura di qualità che serviva a dare una sorta di bollino blu alle imprese che si registravano e dichiaravano di non utilizzare manodopera sottopagata».

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«Purtroppo questo strumento è utilizzato pochissimo. Mi ricordo che fatica facemmo a far approvare la legge sul caporalato, quante resistenze ci furono nel mondo delle imprese, in parte delle associazioni e in parte della distribuzione. Mi ricordo Salvini che nel 2018 disse che era una legge che complicava la vita alle imprese. Ora io dico, oggi, che siccome con la buona volontà non si è ottenuto niente, perché i numeri ci dicono che l’adesione a quella rete non c’è stata, allora subordiniamo la possibilità di commercializzare e di trasformare i prodotti agricoli alla capacità di dimostrare da parte delle imprese il fatto di aver utilizzato manodopera in modo regolare».

«Si racconta di quando muore qualcuno ma non si segue lo sviluppo delle indagini e le conseguenze di quella vicenda. Faccio un appello al mondo dell’informazione la vicenda di Latina ci dirà chi è il caporale che reclutava queste persone e gli toglieva in telefonini, chi ha commercializzato il raccolto di quella azienda agricola e quale azienda della grande distribuzione utilizzava quelle cose. Il magistrato, sulla base della legge del 2016, può contestare il concorso nel reato di caporalato ma è bene che i consumatori sappiano quali sono le imprese che utilizzano quel tipo di prodotto perchè dal 2016 in poi uno non può più dire che non sapeva che quel pomodoro è stato coltivato in quel modo perché c’è una responsabilità penale anche di chi trasforma, distribuisce e vende quel tipo di prodotto».

«Se raccontiamo anche lungo la filiera questi prodotti chi li commercializza forse creiamo una forte deterrenza sociale a questo tipo di fenomeno. La legge sul caporalato che abbiamo fatto con Maurizio Martina è stata contestata anche in altri ambiti, l’edilizia e la cantieristica. Allora io vorrei lanciare un ulteriore allarme: Fincantieri, azienda partecipata dallo Stato, ha per ogni dipendente diretto quattro dell’indotto, prevalentemente bengalesi o dell’est asiatico. Le condizioni non sono le stesse del caporalato ma quel modello di organizzazione dell’impresa è pericoloso e presta il fianco a fenomeni di sfruttamento. Questo è un tema da affrontare guardando a tutta la filiera, perché non si può far finta di non vedere».

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