Fine settimana di qualità. Le destre estreme, risulta chiaro leggendo ogni giornale, sono all’assalto. Vincono ovunque. E vediamo allora cosa accadrà in questi giorni inattesi. Infatti si vota, e nessuna poteva immaginarlo, in Gran Bretagna. Le destre estreme sono all’assalto anche lì? Non mi sembra, anche se è meglio aspettare. Ma tutti i sondaggi dicono proprio il contrario. La culla dell’estremismo nazionalista, cioè della Brexit, alla prova dei fatti di governo starebbe per affogare. Andrà così? Non lo so, ma se fosse sarebbe una controtendenza, Vannacci, l’ottimista, direbbe “il mondo al contrario”. Ma sempre mondo.
La stessa cosa direi per l’Iran. Anche lì c’è un voto inatteso. Il ballottaggio per le presidenziali, elezioni da tutti inattese: solo perché è morto Raisi si torna alle urne. E la destra reazionaria, che anche lì è al potere con la sua opzione nazionalista e teocratica, appare alle corde. Al primo turno, pochi giorni fa, è andata addirittura sotto il muro del 40% di votanti, e sono molti i “costretti a votare”. Trionfa dunque il no al regime, indiscutibilmente di destra nei nostri termini, cioè reazionario, repressivo, teocratico e nazionalista. A tal punto che si sono inventati un ballottaggio con un riformista, per dire “c’è democrazia, correte alle urne, potete decidere la strada da imboccare”. Chi ci crederà non lo so, anche qui dobbiamo aspettare, ma anche questo appare un mondo al contrario. Poi vedremo se l’affluenza legittimerà il sistema.
Infine, come sappiamo, si vota in Francia. Qui c’è poco da dire, ma noto una cosa. La foga della destra reazionaria che cavalca il malcontento, come fece in Gran Bretagna ai tempi della Brexit, sperando nella vittoria (e in un certo senso ha già vinto, sebbene non tutto), ha già derubricato l’urgenza della cancellazione della riforma macroniana delle pensioni (che per altro riformava le pensioni così generose che sono state una conquista della Francia socialista di Mitterrand). Ora la destra dice che cancellare la riforma restrittiva di Macron non è più una assoluta priorità. Se vincessero, affermano, la cambierebbero, ma più avanti. Interessante.
Insomma, c’è un mondo al contrario che traspare dalle attese di voti imminenti, ma non nel senso auspicato da chi ha coniato questa celebre frase.
Ne riparliamo dopo il voto, non bisogna mai brindare prima che l’arbitro fischi la fine. Ma a me sembra che la lunga stagione degli orrori di chi ha scelleratamente gestito in chiave liberista la globalizzazione si dimostri tale soprattutto nel fatto che le ricette identitariste non hanno alcuna chance di aderire alla realtà se non peggiorandola ulteriormente.
Non è l’ora di disperare, ma di rimboccarsi le maniche.