La libertà nell'era Meloni: verso il divieto di manifestare per la Palestina nell'anniversario della guerra di Gaza

Il corteo pro-Palestina organizzato per il 5 ottobre a Roma, a due giorni dal primo anniversario dell'eccidio compiuto da Hamas in Israele, è destinato a saltare.

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12 Settembre 2024 - 18.50


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La libertà nell’era Meloni, ovviamente mascherata da esigenze di ordine pubblico.

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Manca solo l’ufficialità ma con ogni probabilità il corteo pro-Palestina organizzato per il 5 ottobre a Roma, a due giorni dal primo anniversario dell’eccidio compiuto da Hamas in Israele, è destinato a saltare. Il Viminale, infatti, sta valutando la possibilità di vietare la manifestazione per i troppi rischi per l’ordine pubblico. A preoccupare il ministro dell’Interno, che proprio oggi ha presieduto un comitato provinciale in Prefettura a Roma, sono in particolare i proclami dei giovani palestinesi che, per lanciare l’iniziativa, hanno definito il 7 ottobre la data della «rivoluzione» esaltando i «martiri di Gaza».

L’orientamento del Viminale, dunque, è quello di evitare disordini e rischi per l’ordine pubblico che, in vista di una data così significativa, sono più che mai possibili. Una decisione ufficiale non è stata ancora presa, ma se n’è parlato sia ieri in un Comitato nazionale al ministero sia oggi in uno provinciale con il prefetto della Capitale. Negli ultimi mesi cortei del genere si sono svolti regolarmente ma questa volta, dietro la valutazione «sofferta» del divieto, viene spiegato, ci sarebbe il concreto rischio di ordine pubblico, e si ritiene che questa manifestazione sia un «tentativo di inneggiare all’eccidio» e al gruppo terroristico di Hamas.

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Una decisione simile era stata presa a gennaio, in concomitanza con la ricorrenza del Giorno della Memoria. In quell’occasione il divieto dei cortei da parte delle Questure aveva causato momenti di tensioni in diverse città, in particolare a Milano dove i manifestanti vennero a contatto con le forze dell’ordine nel tentativo di forzare il blocco.

Nei giorni scorsi i giovani palestinesi hanno annunciato sui propri social un corteo nazionale per il 5 ottobre a Roma, sollevando le prime perplessità da parte di Questura, Prefettura e, ovviamente, anche del Viminale. Il ministro Matteo Piantedosi ripone «grande attenzione» alla questione, soprattutto per gli annunci fatti dall’organizzazione filopalestinese. «Scendiamo in piazza a Roma per una manifestazione nazionale, per sostenere il popolo palestinese e il suo movimento di liberazione nazionale – scrivono gli attivisti -, per onorare gli oltre quarantamila martiri di Gaza e i suoi combattenti che da un anno lottano senza tregua, per onorare tutta la Palestina che resiste e insorge contro l’invasore e il suo Stato coloniale». Da allora si sono susseguiti altri post e annunci sulla manifestazione, in cui si spiega che il movimento «non si fermerà fino a quando non otterremo la piena liberazione e il ritorno». «Non ci fermeremo, finché ogni centimetro della Palestina non sarà libero dal regime razzista e coloniale sionista!», le accuse verso Israele.

Contro il corteo si sono schierati esponenti sia di maggioranza che di opposizione, mentre l’Unione delle Associazioni Italia-Israele ha continuato a lanciare appelli al ministro per fermare la manifestazione definita «una contraffazione della realtà». «Confondere il concetto di resistenza con la barbarie posta in atto il 7 ottobre – le parole della presidente Celeste Vichi – è il disprezzo per gli stessi valori fondanti della nostra Costituzione e Resistenza».

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