Un governo di improbabili che l’unica cosa che sa fare è inserire elementi di autoritarismo.
«Per noi l’istruzione pubblica è la prima grande leva di emancipazione sociale, le diseguaglianze si contrastano dai primi anni di vita. Un bimbo di Reggio Calabria ha cinque anni di aspettativa di vita in meno rispetto a un coetaneo di Bologna. L’Italia è già troppo divisa, altroché autonomia differenziata. Quest’ultimo provvedimento darà alla scuola del Paese un colpo letale».
A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è la segretaria del Pd, Elly Schlein, che sottolinea: «I docenti vanno pagati meglio, visto che oggi sono tra i peggio retribuiti del mondo sviluppato. Se è precaria la scuola, se è precaria la ricerca, è precario il futuro del Paese. Questo governo non crede nel futuro del Paese. Bisogna ridare ai docenti dignità sociale. Non è solo una questione di qualità didattica, è democrazia».
«Chiedo – aggiunge Schlein – uno sforzo economico maggiore, già nella prossima manovra, ma la verità è che il Governo Meloni ha fatto due manovre dimenticando scuola e diritto allo studio». La segretaria dem al governo contesta «duramente il dimensionamento scolastico, che costringe ad affidare a un solo preside più istituti. Le aree del Paese più interne vanno difese, non svuotate. L’idea dell’autonomia scolastica, che rende i territori più fragili. Sono tanti i fronti aperti, avete scritto voi del caos sul reclutamento degli insegnanti. E’ un’iniquità non sostenibile che docenti precari da anni in attesa di assunzione si vedano superati da vincitori dei concorsi successivi. Così ne risente la qualità dell’insegnamento, né si affrontano povertà educativa e dispersione scolastica. Dobbiamo risolvere alcune grandi questioni complesse che oggi ruotano attorno all’istruzione».
Tra le proposte del Pd, ricorda Schlein, «libri di testo gratuti per tutti nelle scuole secondarie e controllo dell’andamento dei prezzi nell’editoria scolastica. Si fatica a capire il senso degli ultimi aumenti. Ci sono famiglie che contano il numero di matite e di quaderni, prima di passare in cassa. Noi investiremo 500 milioni di euro l’anno».
Per quanto riguarda il rapporto Ocse, «il fatto grave è che siamo in posizioni di retroguardia perl’investimento complessivo sull’istruzione, un punto sotto la media dei Paesi produttivi. Stiamo calpestando il futuro. Bisogna fare delle scelte, indicare le priorità. La scuola è tra le priorità, insieme a sanità, attività produttive, salari e ambiente. Su alcune questioni dobbiamo proseguire nel solco del Next generation europeo, ma gli stipendi degli insegnanti sono una responsabilità dello Stato. I fondi europei, comunque, vanno utilizzati con maggiore intelligenza. Dobbiamo abbattere le rette di accesso ai nidi. In alcune regioni italiane si sta sperimentando un buon modo di fare inclusione aprendo il servizio a tutti. La politica è esattamente questo, scegliere che cosa fare».
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