Campo largo: nel Pd crescono i sospetti su Conte che aspetta di vedere se il suo 'amico' Trump vincerà

A pesare è stata la scelta del M5s di chiudere la porta a Iv per l'alleanza in Liguria a sostegno della corsa dell'ex ministro Pd Andrea Orlando alla presidenza.

Campo largo: nel Pd crescono i sospetti su Conte che aspetta di vedere se il suo 'amico' Trump vincerà
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29 Settembre 2024 - 21.49


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Nel campo largo è il momento dei sospetti. Il Pd resta l’unico partito unitario, non pone veti e cerca di smontare quelli degli altri. Ma, dopo le vicende liguri, fra le file dem crescono le diffidenze verso il M5s.

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Le ha messe in chiaro l’eurodeputata Pina Picierno, dell’ala moderata del partito: «Giuseppe Conte in queste ore sta facendo un regalo enorme alla destra e ai sovranisti – ha scritto sui social – Viene il sospetto che attenda, come Giorgia Meloni, i risultati delle presidenziali americane e come lei auspichi la vittoria di Trump per spostare ancora una volta l’asse delle sue alleanze».

A pesare è stata la scelta del M5s di chiudere la porta a Iv per l’alleanza in Liguria a sostegno della corsa dell’ex ministro Pd Andrea Orlando alla presidenza. Il timore è che, a cascata, anche nelle altre regioni al voto il M5s possa alzare il tiro. Emilia Romagna e Umbria, dove le urne si apriranno il 17 e 18 novembre, sembrano però al riparo da scossoni. In entrambe le regioni c’è un accordo di campo largo, che dovrebbe tenere. Perché – è la spiegazione del Movimento – si parte da un «percorso comune e strutturato» di governo in Emilia Romagna e all’opposizione del centrodestra in Umbria. Mentre in Liguria i renziani «sostenevano la giunta di centrodestra di Marco Bucci, ora candidato della destra alla Regione. E per meri calcoli politici hanno provato con una piroetta a entrare nella nostra coalizione. Inaccettabile».

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E poi – aggiungono i Cinque Stelle – in Liguria la nascita della coalizione è stata «repentina, per una situazione che è precipitata dopo lo scandalo della giunta Toti», insomma non c’erano le condizioni per «lavorare ad un programma comune», viste le «profonde differenze». Ma la tenuta in Emilia Romagna e Umbria non rassicura tutti nel Pd.

«Credo che gli elettori e i militanti del centrosinistra meritino chiarezza e lealtà – ha aggiunto Picierno – perché nessuna alleanza può basarsi sulla volubilità e sui sondaggi: il futuro dell’Europa e del paese si gioca sul campo dei valori e della visione politica».

A mettere in allarme è l’asse che si sta creando fra M5s e Avs – entrambe le forze sono contrarie all’ingresso di Iv e hanno votato allo stesso modo sulla Rai e in Ue sulle armi – e certi segnali che arrivano da altre regioni, in particolare dalla Campania e dalla Toscana, tutt’e due guidate da governatori Pd e al voto nel 2025.

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In Campania, il presidente Vincenzo De Luca è sostenuto da Pd, Iv e Azione. De Luca sta provando a giocare la partita del terzo mandato – anche se la segretaria Pd Elly Schlein frena – ma intanto, per le prossime elezioni, si fa largo l’idea di replicare lo schema Napoli, dove il sindaco Gaetano Manfredi è sostenuto da tutto il campo largo. In questo scenario di delicato equilibrio, l’ex ministro Sergio Costa, dei 5 Stelle, ha avanzato una sua candidatura alla presidenza della Regione. Una mossa che qualche scompiglio l’ha creato: intanto perché era inaspettata, e poi perché sul nome del candidato governatore i giochi sono ancora tutti da fare. Non solo nella coalizione – il Pd potrebbe valutare l’ipotesi di cedere il passo a un Cinque Stelle – ma anche nello stesso Movimento: è circolato il nome dell’ex presidente della Camera Roberto Fico.

Se in Campania sono i Cinque stelle ad agitare le acque, in Toscana ha cominciato Avs. Il presidente Eugenio Giani è sostenuto da Pd e Iv. In vista del 2025, però, sono in corso i lavori per il campo largo. Il Pd mira a ricandidare Giani, che è al primo mandato. Ma il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, ha avvertito: «Se il quadro delle alleanze cambia, una cosa deve essere chiara, non può essere tutto come prima, serve una discontinuità. Il presidente della Regione non è scontato»

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