Mattarella e Steinmeier insieme a Marzabotto per ricordare la strage nazi-fascista

«Mai più, mai più» gli orrori del nazismo e del fascismo, ha chiesto il presidente della Repubblica dalla piazza di Marzabotto tra gli applausi di migliaia di cittadini che poco prima avevano cantato «Bella ciao».

Mattarella e Steinmeier insieme a Marzabotto per ricordare la strage nazi-fascista
Sergio Mattarella
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29 Settembre 2024 - 20.54


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«È accaduto, quindi può di nuovo accadere, può accadere se dimentichiamo». Cita Primo Levi Sergio Mattarella per spiegare il senso della «sua missione di memoria» a Marzabotto – luogo simbolo di una delle più inumane stragi naziste – insieme a un presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier.

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«Mai più, mai più» gli orrori del nazismo e del fascismo, ha chiesto il presidente della Repubblica dalla piazza di Marzabotto tra gli applausi di migliaia di cittadini che poco prima avevano cantato «Bella ciao». Poi l’ingresso di Mattarella e Steinmeier. Il presidente tedesco ha commosso i presenti con un intervento in italiano che molti dovrebbero sentire anche in Germania: «a nome del mio Paese vi chiedo perdono, provo dolore e vergogna», esordisce e tra i presenti scorre un brivido per la sincerità dei toni. Che prosegue: «signore e signori, è un cammino difficile venire come Presidente Federale tedesco in questo luogo dell’orrore e parlare a voi. Ma sono profondamente grato per il Vostro invito. E ringrazio lei, caro Presidente Sergio Mattarella, per la possibilità di percorrere anche oggi assieme questo cammino, di essere venuti assieme qui dopo la Sua visita di Stato in Germania».

Un riconoscimento dovuto a Mattarella che del mantenimento della memoria – quando a ottant’anni dalla strage non ci sono quasi più sopravvissuti – si è fatto carico con ostinazione percorrendo, come una via crucis personale, tutte le tappe delle stragi nazifasciste a partire da quella delle Fosse Ardeatine dove ha voluto aprire il proprio primo settennato.

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«Può accadere se dimentichiamo», ripete preoccupato perché troppi sono i segnali in Europa di un rigurgito di nazionalismi esasperati e di pulsioni neofasciste. Un monito, quindi, perché «la memoria richiama responsabilità» e noi «non possiamo essere né ciechi, né addormentati, né immemori». Il presidente ci tiene a non far passare un certo negazionismo oggi di moda che tende a derubricare le responsabilità del fascismo rispetto al nazismo. E forse non a caso ricorda alla piazza – che applaude – le responsabilità dei repubblichini nella strage, chiamandoli «brigatisti neri fascisti».

«Non dimenticare e non rimuovere», è l’assillo del presidente: «Non dobbiamo mai dimenticare, anche se fatichiamo a comprendere. I fantasmi della storia non hanno lasciato la storia. Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l’antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia siano di un passato che non ci appartiene. Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea – sottolinea – suona monito severo».

Il «pellegrinaggio laico» di Mattarella parte dalla necessità della memoria ma giunge alla riconciliazione tra due Paesi, non solo sconfitti nella seconda guerra mondiale ma anche lacerati dagli orrori comuni e dalle ferite inferte dal nazismo ai cittadini italiani ed ai partigiani. Infatti Mattarella spiega bene come «Italia e Germania siano stati capaci di risorgere dall’inferno. Seppero trasformare il dolore in una forza rigeneratrice».

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In quei luoghi oggi sereni e verdi i tedeschi si accanirono sui civili per mera rappresaglia. Perché volevano stroncare l’aiuto che le popolazioni offrivano ai partigiani. E il massacro avvenne con la collaborazione dei fascisti.

È stata una giornata di commozione e di ricordi dolorosi ma anche di riconciliazione tra due popoli. La sintesi si trova nelle parole del presidente della Cei, Matteo Zuppi: «la giustizia è più forte della vendetta».

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