Regionali: vincono Pd e volontà unitaria di Elly Schlein ma soprattutto vince una nuova generazione di sinistra

Ha vinto la vittoria di una nuova generazione che sembra cominciare ad affacciarsi a sinistra, meno autoreferenziale e ideologica, specchiata sul piano personale,

Regionali: vincono Pd e volontà unitaria di Elly Schlein ma soprattutto vince una nuova generazione di sinistra
De Pascale e Elly Schlein
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Claudio Visani Modifica articolo

18 Novembre 2024 - 20.53


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È finita 2-0. Il centrosinistra si conferma con un margine larghissimo di 16 punti in Emilia-Romagna, al di là delle più ottimistiche previsioni, e si riprende l’Umbria che dopo cinque anni torna a essere una “regione rossa”. E’ prima di tutto un successo del Pd, che torna a percentuali di consenso ormai dimenticate (oltre il 42% in Emilia-Romagna, oltre il 31% in Umbria), e in particolare di Elly Schlein, la segretaria che testardamente ha lavorato per unire il campo largo e per arrivare alle elezioni con due candidature forti: la sindaca uscente di Assisi, Stefania Proietti, 49 anni, ingegnera, civica cattolica “amica” del Cardinal Zuppi e di Papa Francesco, civica, green e indipendente di sinistra; Michele De Pascale, 39 anni, romagnolo doc, apprezzato sindaco uscente di Ravenna dove ha governato bene mettendo assieme tutti, dalla sinistra radicale e verde ai renziani e che, per dirla con Romano Prodi, “per salvare la sua città dalle alluvioni ha fatto allagare i campi come i Papi nel Medioevo”, già presidente dell’Unione delle Province italiane e una delle leve emergenti del Partito democratico a livello nazionale.

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È anche la vittoria di una nuova generazione che sembra cominciare ad affacciarsi a sinistra, meno autoreferenziale e ideologica, specchiata sul piano personale, fuori dai soliti giri di una politica sempre più asfittica – come dimostra il basso tasso di affluenza al voto: 46% in Emilia-Romagna, ventuno punti in meno rispetto a quattro anni fa, e 52% in Umbria -, che sembra guardare alle persone, ai temi di fondo del nostro tempo e al bene comune più che al proprio orticello o interesse di parte. “Governeremo con la gente e per la gente”, ha promesso Proietti a spoglio ancora in corso ma quando la vittoria era ormai certa, “per prenderci cura delle persone e dei loro problemi a cominciare dalla difesa della sanità pubblica e dell’ambiente, per uno sviluppo sostenibile e politiche concrete per il lavoro e i giovani. Perché solo così si ricostruire la fiducia nelle istituzioni”. “La prima cosa che cercherò di fare è un deciso cambio di passo contro il dissesto idrogeologico. Basta polemiche su temi epocali come questo, lavorerò per stipulare un patto repubblicano tra territori e governo”, ha dichiarato De Pascale appena eletto. 

È una sconfitta del centrodestra che perde una regione dopo essere stato graziato in Liguria, con la spinta propulsiva della Meloni e dei Fratelli d’Italia che sembra in via di esaurimento e con la Lega di Salvini che perde altro terreno e appare sempre più in affanno, superata dai moderati di Forza Italia e tallonata da vicino perfino dalle liste civiche. 

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In Umbria fino a metà pomeriggio le proiezioni davano un arrivo al fotofinish tra i due candidati, poi Stefania Proietti ha preso il largo e ha chiuso sopra al 50%, con 3 punti di vantaggio sulla presidente regionale uscente, la leghista Donatella Tesei, che ha perso dieci punti rispetto a cinque anni fa. Fratelli d’Italia raddoppia i voti delle precedenti regionali ma perde addirittura 13 punti rispetto alle recenti europee, mentre La Lega precipita dal 37 al 7%. A Perugia la coalizione di centrosinistra stacca le destre di dieci punti, mentre a Terni non c’è stato l’effetto del folcloristico sindaco di Alternativa popolare, Stefano Bandecchi, quello che sputava acqua ai contestatori e per dimostrare la sua forza ha sollevato un Ape Car come Rocky.

In Emilia-Romagna invece non c’è stata partita fin dall’inizio. Già i primi instant poll davano De Pascale avanti di una quindicina di punti sulla candidata civica sostenuta dal centrodestra, Elena Ugolini. Alla fine, il candidato del campo largo ha sfiorato il 57%, staccando l’avversaria di 16 punti e superando di sei punti il risultato raggiunto dal suo predecessore, Stefano Bonaccini, nel 2020, E questa volta senza “l’effetto Sardine”. Anche se, a dire il vero, le uscite di Salvini contro le “zecche rosse” e quelle della Meloni che non ha visto “camicie nere sfilare a Bologna” in occasione della manifestazione di una settimana fa di Casa Pound e dei Patrioti davanti alla Stazione della strage fascista, un po’ di quell’effetto l’hanno creato. Clamoroso il successo del Pd, che arriva quasi al 43%, lasciando agli alleati solo le briciole e questo sarà un problema per l’alleanza, soprattutto con Conte.. Anche in Emilia-Romagna Fratelli d’Italia subisce una battuta d’arresto, passando dal 28% delle europee al 24% delle regionali, mentre la Lega precipita dal 32% delle precedenti regionali a un misero 5%. Ma il vero partito di maggioranza è sempre più quello dell’astensione, che raggiunge il 54%, con punte ancora maggiori nelle province dove la sconfitta del centrodestra era data maggiormente scontata. Ma l’astensionismo non ha colpito solo a destra. E la prima sfida che tutta la politica ha ora di fronte è quella di riavvicinarsi ai cittadini e ai loro problemi. Soprattutto in una regione come l’Emilia-Romagna che ha sempre fatto della partecipazione uno dei suoi tratti distintivi, dove fino a non molti anni fa andava a votare fino al 97% degli elettori. 

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