La maggioranza si spacca e va sotto nel voto in Commissione Bilancio del Senato sull’emendamento della Lega al Decreto Fiscale che proponeva la proroga del taglio del canone Rai da 90 a 70 euro. Fratelli d’Italia e Lega hanno sostenuto il provvedimento, mentre Forza Italia si è schierata contro, votando assieme alle opposizioni.
Le opposizioni colgono l’occasione per parlare di un governo “in crisi” e chiedono alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di riferire in Parlamento. Dal Governo, però, fonti di Palazzo Chigi sottolineano come l’esecutivo sia “fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre con serietà e credibilità”. Tuttavia, ammettono che “la battuta d’arresto della maggioranza sul tema del canone Rai non è vantaggiosa per nessuno”.
Nonostante i numerosi vertici di maggioranza tenutisi ieri in Senato, non è stato trovato un punto d’incontro sulla questione. Il taglio del canone Rai, introdotto nella legge di bilancio dello scorso anno, non è stato confermato per il 2025, a causa dei nuovi vincoli di revisione della spesa previsti dal Piano strutturale di bilancio concordato con l’Unione Europea. Per prorogare la misura sarebbero necessari 430 milioni di euro. La Lega aveva proposto un emendamento per trovare le risorse, ma Forza Italia si era già dichiarata contraria, suggerendo un rinvio.
Le divergenze all’interno della maggioranza sul canone Rai si aggiungono alle tensioni legate all’Offerta Pubblica di Scambio (Ops) lanciata questa settimana da Unicredit per acquisire Banco Bpm. La Lega ha espresso contrarietà all’operazione: il segretario e vicepremier Matteo Salvini ha chiesto di salvaguardare la possibilità di creare un terzo polo bancario, immaginando una sinergia tra Banco Bpm e Mps, di cui il Ministero dell’Economia sta gradualmente riducendo la partecipazione pubblica. In tale contesto, il Mef sta valutando l’esercizio del Golden Power per proteggere gli interessi strategici.
Di contro, il leader di Forza Italia e vicepremier Antonio Tajani ha ribadito la necessità di mantenere la politica fuori dalle dinamiche di mercato, sottolineando la buona salute del settore bancario italiano.