Quando si tornerà al voto, a scadenza naturale o magari prima, ci confronteremo con le forze dell’area progressista per definire un programma chiaro e condiviso. E questo riguarda anche il Pd». Lo ha detto a Repubblica il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, spiegando il suo progetto politico.
Un percorso che parte dall’idea che sia superato lo schema novecentesco «destra/sinistra», che ci sia un «deficit di politica complessivo» dimostrato dalla «debolezza» della nuova Commissione Ue, dal «disastro» del governo Meloni e dalla «carenza di leadership europea». Questo progetto prende forma nella richiesta di dirottare i fondi dell’Unione destinati alle armi verso uno dei settori industriali più in crisi del continente: l’automotive.
Per questo motivo, Conte ha inviato una lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: «E spero che la firmino anche i Democratici, Renew, i Verdi e tutti quelli consapevoli che gli europei non vogliono nuove armi, missili o carri armati, ma garanzie per il loro futuro».
«Intanto — premette — il campo largo, come i campi di varia misura, sono formule giornalistiche per alimentare un dibattito sempre più stanco. Siamo disponibili a collaborare con le forze progressiste affidabili, ma con un programma utile a cambiare davvero il Paese. E di certo questo punto sarà dirimente. Se non si scardinano i privilegi per una società più equa, noi non potremo essere della partita».
Quindi alleati con il Pd solo a queste condizioni: «Sulla base di un accordo programmatico. Anche perché noi non ci possiamo annacquare e non possiamo farci schiacciare in una logica governista. Non è nel nostro DNA. Abbiamo ripetuto al Pd che siamo pronti a collaborare obiettivo per obiettivo».
L’ex premier rileva inoltre che «l’Europa sta perdendo competitività. Basti pensare al costo dell’energia in Italia ma anche in Germania. Io sono favorevole alla Difesa comune europea, ma bisogna farla davvero e non a parole. Così ci stanno solo portando a un riarmo forsennato».
Ma bloccare le armi all’Ucraina significa consegnarla alla Russia: «Si tenga d’occhio il mio amico Tusk, il primo ministro polacco, che da gennaio sarà presidente di turno dell’Ue e che certo non può essere sospettato di essere amico di Mosca. Se lo conosco bene, sta preparando una mediazione per arrivare a un cessate il fuoco. È la dimostrazione che non serve una politica parolaia», conclude Conte.
Argomenti: giuseppe conte