Con l’addio di Ernesto Maria Ruffini alla guida dell’Agenzia delle Entrate, si riaccende il dibattito sul futuro del centro politico italiano. L’area moderata, frammentata e conflittuale, si trova ora alla ricerca di un federatore che possa aggregare le sue componenti. Dal centrosinistra emergono ipotesi su una nuova “Margherita 2.0”, mentre altri guardano con favore alla nascita di un partito di ispirazione cattolica da collocare accanto al Partito Democratico. Le mosse di Ruffini, nonostante la sua smentita di voler scendere in campo, hanno acceso i riflettori su una possibile accelerazione nel progetto di riorganizzazione centrista.
Il ruolo di Ruffini e le prospettive del centro
Il nome di Ruffini circola da mesi tra le fila dell’arcipelago cattolico, dove si discute di un rinnovato impegno politico. I colloqui, iniziati già a luglio in occasione delle Settimane Sociali di Trieste, hanno visto protagonisti nomi di spicco come Mauro Magatti, Carlo Cottarelli ed Enrico Giovannini. La recente decisione di Ruffini di lasciare l’Agenzia è stata letta da alcuni come un invito implicito a compiere un passo avanti, soprattutto in vista di possibili elezioni anticipate che potrebbero essere innescate dai Referendum.
L’obiettivo sarebbe costruire una “gamba centrista” all’interno di una coalizione oggi percepita come troppo sbilanciata a sinistra. Una parte dei riformisti del PD, sempre più a disagio con la linea di Elly Schlein, sembra interessata a questa prospettiva. Tuttavia, tra i cattolici moderati e alcune frange del PD, permangono scetticismo e resistenze verso un’alleanza centrista.
Il dibattito sulle leadership
La questione della leadership al centro resta aperta. Da un lato, Matteo Renzi, che ha già posizionato Italia Viva nel centrosinistra, ha invitato Ruffini a dimettersi prima di iniziare qualsiasi iniziativa politica. Ha anche proposto il nome di Franco Gabrielli come possibile figura di riferimento. Dall’altro, Carlo Calenda punta a un centro “puro”, né di destra né di sinistra, e sembra più in sintonia con Beppe Sala, che si è detto deluso dal “campo largo” del centrosinistra ma non ha escluso un ruolo da federatore.
Intanto, Antonio Tajani ribadisce che Forza Italia è già il centro moderato e si mostra determinato a difendere questa posizione, affermando: «Siamo noi i federatori».
Scenari futuri
Le dimissioni di Ruffini e i movimenti all’interno del centro stanno già provocando riposizionamenti. La frammentazione, però, continua a essere un ostacolo per chi sogna una federazione. Resta da vedere se emergerà una leadership capace di superare le divisioni e costruire un progetto politico credibile in grado di ritagliarsi un ruolo determinante nella politica italiana.
Argomenti: Terzo Polo