Ecco perché le galassie rimpiccioliscono

È tutta colpa dei buchi neri super massicci e dei potenti getti energetici di elettroni che si muovono a una velocità prossima a quella della luce.

Ecco perché le galassie rimpiccioliscono
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8 Luglio 2014 - 15.20


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di Eleonora Ferroni

I buchi neri supermassicci sono i principali responsabili dei drammatici cambiamenti che avvengono al centro delle galassie. Da sempre affascinano i ricercatori soprattutto perché studiandoli sarà possibile in futuro conoscere sempre di più la nostra galassia, la Via Lattea. I buchi neri supermassicci generano enormi deflussi di idrogeno molecolare che portano all’espulsione di grandi quantità di materiale. Dal momento che il gas freddo è necessario per formare nuove stelle, questo influenza direttamente l’evoluzione delle galassie. I deflussi (così vengono chiamati in gergo tecnico) sono ormai un ingrediente chiave nei modelli teorici dell’evoluzione delle galassie, come vengono accelerati è stato a lungo un mistero.

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Un passo in avanti nella soluzione dell’arcano è stato fatto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Sheffield (nel Regno Unito), dell’Istituto olandese di Radioastronomia e del Centro di Astrofisica di Harvard. Gli esperti hanno scoperto che i deflussi molecolari sono accelerati da getti energetici di elettroni che si muovono a una velocità prossima a quella della luce (1 chilometro per ora). Tali getti sono azionati dai buchi neri supermassicci al centro di molte galassie, come IC5063 (nella foto sopra), osservata dal Very Large Telescope (VLB) in Cile e dal telescopio orbitante Hubble. Si tratta di una galassia di tipo Seyfert, uno dei due più grandi gruppi di galassie attive insieme ai quasar. I ricercatori hanno notato che i getti molecolari si muovono più velocemente quando incontrano zone della galassia dense di gas. La conseguenza è un’enorme e drammatica fuoriuscita di materiale che, nel corso di migliaia di anni, porterà all’estinzione o – nella migliore delle ipotesi – al ridimensionamento della galassia.

“L’idrogeno molecolare è fragile, nel senso che viene distrutto a basse energie”, ha detto Clive Tadhunter, che ha collaborato con ricercatori dell’Istituto olandese di Radioastronomia. “È straordinario che il gas molecolare possa sopravvivere ed essere accelerato dai getti di elettroni che si muovono a velocità prossime a quella della luce”. I risultati ottenuti dal gruppo internazionale di ricerca ci aiutano a comprendere ulteriormente l’eventuale destino della Via Lattea, che fra 5 miliardi di anni si scontrerà con la vicina galassia Andromeda. Cosa accadrà dopo la collisione? Il gas si concentrerà al centro alimentando il buco nero supermassiccio e ciò potrebbe portare alla formazione di getti che espelleranno il gas rimanente dalla galassia.

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