Gli Emirati arabi puntano a Marte

Nel 2021, in occasione del 50esimo anniversario della fondazione dello stato, verrà lanciata una sonda diretta verso il pianeta rosso.

Gli Emirati arabi puntano a Marte
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17 Luglio 2014 - 18.01


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di Marco Malaspina

Se per alcuni il cielo è il limite, per gli Emirati Arabi Uniti pare piuttosto un trampolino di lancio. Dall’interesse di Etihad per Alitalia al record del Burj Khalifa, che con i suoi 828 metri svetta non solo su Dubai ma su tutti i grattacieli del pianeta, la piccola quanto ricca federazione islamica è abituata da tempo a volare alto. E l’annuncio della prossima meta, giunto ieri da Abu Dabhi, è indubbiamente all’altezza: nientemeno che Marte. La data prevista per il lancio è il 2021, ha promesso entusiasta il presidente Shaikh Khalifa Bin Zayed al-Nahyan, e coinciderà con l’anniversario dei primi 50 anni dalla fondazione dello stato arabo.

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Fra appena sette anni, dunque. Praticamente dietro l’angolo. A maggior ragione per un paese che ancora non dispone di una propria agenzia spaziale – verrà creata per l’occasione. Ma niente è impossibile quando il denaro sembra non costituire un problema (già oggi gli Emirati investono oltre 4 miliardi di euro in tecnologie legate allo spazio) e la motivazione è letteralmente alle stelle: «La sonda marziana degli Emirati», ha infatti dichiarato Shaikh Khalifa, «rappresenta l’ingresso del mondo islamico nell’era dell’esplorazione spaziale. Dimostreremo che siamo in grado di offrire nuovi contributi scientifici all’umanità».

Sarà ovviamente una missione “unmanned”, e non soltanto per ragioni tecniche ed economiche: ancora è fresca la memoria della fatwa emessa dal GAIAE, l’Autorità generale per gli Affari Islamici degli Emirati Arabi Uniti, proprio nei confronti dei viaggi diretti verso Marte. Un editto limitato però alle missioni con equipaggio, contrarie alla legge islamica in quanto ritenute equivalenti a un suicidio.

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Oltre a proiettare gli Emirati Arabi Uniti nell’empireo dei paesi in corsa per la conquista di Marte (è il primo stato arabo a farne parte), l’auspicio di Shaikh Khalifa è che la missione funga da volano per lo sviluppo delle competenze tecniche e intellettuali degli Emirati, e che possa contribuire a migliorare i piani di sviluppo del paese.

«La notizia dell’intenzione degli Emirati Arabi d’intraprendere un’ambiziosa attività nel settore dell’esplorazione spaziale non sorprende», osserva Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, «date le risorse a disposizione e i grandi progetti imprenditoriali intrapresi con successo nel corso dell’ultimo decennio. Lo spazio sta affermandosi prepotentemente a livello globale in uno scenario moderno in cui ci sono molti più attori che nel passato. Per l’Europa e per l’Italia si tratta di una grande opportunità, considerando le competenze che abbiamo in questo settore e i rapporti economici e politici con gli Emirati, opportunità che non dobbiamo farci sfuggire».

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