Mentre le ombre della sera si allungavano sui laboratory del JPL della NASA a Pasadena, in California, la sera del 24 settembre scorso, su Marte il rover Curiosity con il suo trapano a percussione si apprestava a trivellare 6,7 centimetri dentro una formazione rocciosa alle pendici del Mount Sharp. I dati e le immagini ricevuti al JPL la mattina seguente hanno confermato il successo dell’operazione, grazie alla quale è stato raccolto un campione di roccia polverizzata, ora in attesa di entrare nella pancia del laboratorio ambulante per le analisi chimiche approfondite.
«Questo sito di perforazione è nella parte più bassa dello strato di base della montagna, e da qui abbiamo intenzione di esaminare gli strati superiori, più giovani, esposti nelle vicine colline», ha detto il Deputy Project Scientist di Curiosity Ashwin Vasavada del JPL. «Questo primo sguardo alle rocce sottostanti il Mount Sharp è emozionante, perché si inizierà a delineare un quadro dell’ambiente al momento della formazione della montagna e degli eventi che hanno determinato la sua crescita».
Dopo l’atterraggio su Marte nel mese di agosto 2012, e prima di iniziare la lunga marcia verso il Monte Sharp, Curiosity ha trascorso gran parte del primo anno della missione studiando produttivamente un’area molto più vicina al sito di atterraggio, ma in direzione opposta, denominata Yellowknife Bay. Dall’analisi delle rocce perforate in quel sito, la missione ha ricavato lo scenario di un antico fondale lacustre che, più di tre miliardi di anni fa, offriva le sostanze nutritive e un gradiente di energia chimica favorevoli per lo sviluppo di microbi, se mai ne esistessero all’epoca.
Da Yellowknife Bay alla base del Mount Sharp, Curiosity ha trotterellato per più di 8 chilometri in circa 15 mesi, con solo poche pause su alcuni punti scientificamente interessanti. Ora, dopo tutta questa guida nel deserto, gli addetti alla missione possono finalmente dedicarsi alla ben più gratificante indagine sistematica degli strati rocciosi. «Abbiamo tirato il freno per studiare questa straordinaria montagna», ha detto il vice Project Manager di Curiosity Jennifer Trosper del JPL. «In definitiva, Curiosity è volato a centinaia di milioni di chilometri proprio per fare questo».
Curiosity è arrivato il 19 settembre scorso ad un affioramento chiamato Pahrump Hills, che rappresenta una sezione dell’unità geologica di base della montagna, chiamata formazione Murray. Tre giorni dopo, il rover ha completato una procedura di mini-drill – una perforazione a profondità ridotta – sul bersaglio di foratura selezionato, Confidence Hills, per valutare l’idoneità del sito alla perforazione della roccia. Una prova simile effettuata il mese scorso aveva stabilito che la lastra di roccia presa allora in esame non era abbastanza stabile per sopportare un foratura piena. Confidence Hills ha superato questa prova, in quanto la roccia è più morbida rispetto ai tre precedenti targets che Curiosity ha trapanato per raccogliere campioni.
Tra il test e la vera e propria raccolta del campione di roccia polverizzata, i ricercatori si sono sbizzarriti a utilizzare gli strumenti sul montante centrale e sul braccio robotico di Curiosity per un controllo ravvicinato delle caratteristiche che contraddistinguono geometricamente la superficie delle rocce sedimentarie della formazione Murray. Queste tracce sono formate da accumuli di materiali resistenti, che si presentano sia come grappoli che come dendriti, disposti in ramificazioni ad albero. Studiando le forme e gli ingredienti chimici di questi rivoli fossili, il team spera di ottenere informazioni sulla possibile composizione dei fluidi che scorrevano in questa zona di Marte molto tempo fa.
Il prossimo passo sarà quello di far transitare il campione di roccia polverizzata dal portacampioni a un’apposita paletta aperta, che si trova sempre sul braccio del rover, dove può essere visivamente valutata l’adeguata consistenza della polvere per le ulteriori fasi di setacciatura, porzionatura e consegna agli strumenti di laboratorio nascosti nella pancia di Curiosity. Insomma, il boccone non deve intoppare il delicato apparato digerente della sonda marziana, anche perché una lavanda gastrica, da quelle parti, è fuori discussione.