Ora che la navicella/taxi voluta dalla NASA per raggiungere l’orbita bassa terrestre sembrava avere finalmente un volto, è tutto da rifare. Giorni di fuoco per il programma di sviluppo di sistemi di trasporto equipaggio per traslocare astronauti da e per la Stazione Spaziale Internazionale, con decollo e atterraggio su suolo americano. L’agenzia spaziale statunitense restringe la rosa di progetti a due: luce verde per Boeing e SpaceX. Ma l’esclusa Sierra Nevada Corporation non ci sta e presenta ricorso in tribunale.
Andiamo con ordine. A partire dal 2010 la NASA spende qualche miliardo di dollari per emanciparsi nel volo umano. La seconda fase di contratto denominata Commercial Crew Transportation Capability (CCtCap) sfoltisce i concorrenti annunciando la selezione dagli edifici del Kennedy Space Center: si deve procedere allo sviluppo e alla certificazione dei moduli Dragon V2 e CTS-100 (vedi MediaINAF). Primo decollo, previsto per il 2017.
Boeing e SpaceX ricevono un finanziamento per mandare avanti il cantiere della nuova navicella spaziale e raggiungere prima possibile l’orbita bassa terrestre. Ma la Sierra Nevada Corporation non ci sta: l’esclusione del suo Dream Chaser è inaccettabile, costa meno del prototipo Boeing e farebbe risparmiare allo Stato qualcosa come 900 milioni di dollari.
Cosa è successo la NASA dovrà spiegarlo in tribunale. La Sierra Nevada Corporation (SNC) era tra i finalisti per il CCtCap e, a differenza di Boeing e SpaceX che hanno lavorato a una vera e propria anti-Soyuz, ha proposto un progetto decisamente in linea con il vecchio programma Shuttle: un veicolo spaziale simile a un aereo, in grado di atterrare su pista.
Il preventivo presentato era il secondo in ordine di prezzo, dopo SpaceX. Il processo che ha portato NASA a scegliere Boeing a discapito di SNC non è chiaro e occorre una revisione approfondita. A questo si aggiunge la mancanza di significative differenze in termini di criteri di valutazione principali. Troppo poco scarto fra i progetti per far pendere la bilancia da un lato o dall’altro.
Per SNC ci sono seri dubbi e incongruenze nel processo di selezione NASA. «È la prima azione legale su un contratto governativo in cui ci imbarchiamo dopo cinquant’anni di attività», si legge in una nota diramata dall’azienda.
Dalla portavoce NASA Stephanie Schierholz arriva lo stop ai lavori per Boeing e SpaceX. In attesa del responso del giudice, previsto entro il gennaio prossimo, il contratto CCtCap resta bloccato. No comment dall’amministratore delegato NASA Charles Bolden.