Medici, istituzioni, associazioni professionali e lobby tremano questi giorni a causa di uno dei temi più caldi in fatto di liberalizzazioni: quella delle farmacie.Nel Ddl concorrenza, testo presentato dal ministro dello Sviluppo Federica Guidi e che dovrebbe essere discusso dal Consiglio dei ministri il prossimo 20 febbraio, sarebbero contenute novità capaci di rivoluzionare il mercato del farmaco come mai avvenuto fino a oggi. La riforma aprirebbe infatti definitivamente la strada quella liberalizzazione delle farmacie iniziata dall’allora ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani nel 2006.
La nascita delle parafarmacie, avvenuta con il decreto Bersani-Visco varato nel 2006 dal governo Prodi aveva infatti dato il via libera alla vendita di farmaci cosiddetti da banco o Sop (senza obbligo di prescrizione), cioè che non necessitano di ricetta medica, in qualunque punto vendita in cui sia presente un farmacista laureato: le parafarmacie appunto.
Il governo Monti, con il decreto Salva Italia del 2011, voleva dare seguito permettendo la vendita nelle parafarmacie (che oggi sono circa 5mila in Italia) anche dei farmaci di classe C, cioè quelli per cui esiste l’obbligo di ricetta medica. I seguenti emendamenti al decreto hanno però eliminato le nuove norme. Cosa dice il decreto?
Il documento per prima cosa, come tentato da Monti, estenderebbe anche alle parafarmacie la vendita di farmaci di classe C. Ma ancora più rivoluzionario, il decreto abbasserebbe il limite di farmacie per abitante (norma che oggi blocca di fatto il numero di farmacie presenti in Italia), dimezzandolo, passando da un esercizio ogni 3.000 abitanti a uno ogni 1.500, e aprendo così la strada alla nascita di circa 20.000 nuove farmacie.
Secondo l’Antitrust, molti esponenti del Pd, e i tanti farmacisti laureati che oggi non possiedono una farmacia (che siano disoccupati, dipendenti di una farmacia o proprietari di una parafarmacia) è una legge sacrosanta, che elimina un privilegio ingiusto, porta concorrenza nel mercato, aiuta il cittadino che avrebbe maggiore facilità a procurarsi i farmaci, e crea lavoro in un comparto oggi penalizzato da un enorme squilibrio tra laureati e posti di lavoro.
Sul fronte opposto troviamo ovviamente Federfarma, secondo cui la liberalizzazione sarebbe un colpo durissimo per la categoria, che porterebbe al collasso le farmacie più piccole, creerebbe problemi di occupazione e disagi per il cittadino. Contraria è anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che negli scorsi giorni ha dichiarato che “le ipotesi sulla liberalizzazione delle farmacie avanzate dal ministero dello Sviluppo sono insostenibili”. A breve ne sapremo di più, non resta dunque che aspettare il prossimo Consiglio dei ministri.
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