Il messaggio laico di Star Trek

Diritti civili, fiducia nella scienza, lotta al razzismo e alla discriminazione: la scomparsa del signor Spock induce a una analisi della filosofia alla base della celebre serie.

Il messaggio laico di Star Trek
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redazione Modifica articolo

9 Marzo 2015 - 18.00


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di Augusto Cavadi

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Molti si sono intristiti per la morte di Leonard Nimoy, il signor Spock di Star Trek. Un articolo di Peter Ciaccio mi suggerisce di scovare i contenuti filosofici che nei film più belli della storia del cinema si nascondono (senza per questo cessare d’incidere nella formazione degli spettatori). Ciaccio, nel suo commento ospitato su [url”Strade”]www. stradeonline.it[/url], individua tre messaggi principali: «Il primo e più ovvio è l’ideale kennedyano». Quando il capitano James T. Kirk evocava lo «Spazio, ultima frontiera» riecheggiava lo slogan di John F. Kennedy, per il quale «la Nuova Frontiera era un insieme di tre nuove sfide: la prosperità economica, i diritti civili e la conquista dello spazio».

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Il secondo messaggio è una dichiarazione di «fiducia nella scienza». In Star Trek si riconosce, tra le righe, la tesi che «la scienza sia buona e positiva, perché permette all’essere umano di aumentare le proprie conoscenze, di fare nuove esperienze, di “arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima”. Non c’è paura della scienza, non ci sono “scienziati pazzi”: ci sono eventualmente individui avidi, cattivi, sadici».

Il terzo messaggio, non meno importante, evoca il celebre “sogno” di Martin Luther King («Ho sognato che un giorno ogni nero di questo paese, ogni uomo di colore nel mondo intero, saranno giudicati per il loro personale valore, piuttosto che per il colore della loro pelle, e che tutti gli uomini rispetteranno la dignità della persona umana»). Come sottolinea Peter Ciaccio, «l’Enterprise era una nave spaziale guidata da una squadra impensabilmente mista per l’America (e non solo) dell’epoca. Anche se la leadership WASP era assicurata dal comandante Kirk, bianco del Midwest, i rapporti all’interno dell’astronave erano assolutamente paritari. Non il colore della pelle né il genere determina il grado di comando, ma le competenze, la dedizione, il merito. Ecco allora l’africana Uhura, il nippo-americano Sulu, il russo Chekov, lo scozzese Scottie e il “sudista” McCoy. Oltre il razzismo, oltre la Guerra Fredda, oltre l’oppressione maschilista». Per non parlare, appunto, del signor Spock: «addirittura un extraterrestre, anzi un meticcio, figlio di un’umana e di un alieno».

La filosofia è morta o non vive piuttosto nascosta nelle canzoni, nelle rappresentazioni teatrali, negli sceneggiati televisivi e – appunto – nei film? Chi sa come stanno le cose in proposito avrà uno strumento in più per non lasciarsi condizionare dai messaggi che circolano nella società; per poterne prendere consapevolezza; valutarli criticamente per farli propri se ci convincono e respingerli se li riteniamo infondati e fuorvianti.

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