Sono due innovazioni presentate al Congresso europeo sul cancro che si chiude oggi a Vienna. Arriva un innovativo nanofarmaco (nab-paclitaxel) che aiuterebbe a ridurre questo tipo di tumore del 41% e da un farmaco immuno-oncologico, il nivolumab, che prolunga la vita del paziente in fase di malattia avanzata.
Lo scopo è di far regredire il tumore del polmone di tipo squamoso nel doppio dei pazienti rispetto al trattamento standard. E oggi nab-paclitaxel potrebbe rappresentare una svolta anche come terapia di mantenimento, successiva alla chemioterapia iniziale, cercando di migliorare cosi’ in maniera significativa la sopravvivenza proprio in una delle forme più aggressive, quella non a piccole cellule squamosa, tipica dei fumatori. Questo vuole dimostrare uno studio internazionale di fase III, “Abound”, avviato sei mesi fa con il coinvolgimento di circa 300 pazienti.
L’Italia ricopre un ruolo di primo piano nella ricerca, perchè Cesare Gridelli, Direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia dell’Azienda Ospedaliera ‘Moscati’ di Avellino, è membro dello Steering Committee (cioe’ del Comitato Scientifico Internazionale) di questo studio. Si stima che nel 2015 circa 41mila persone saranno colpite da tumore del polmone nel nostro Paese. “Le prospettive aperte da nab-paclitaxel, associato a carboplatino, un altro farmaco chemioterapico, stanno già cambiando la terapia standard – spiega Gridelli.
Uno studio che ha coinvolto più di mille pazienti ha evidenziato percentuali di risposta doppie nelle persone colpite dalla forma non a piccole cellule squamosa metastatica trattate con la combinazione dei due farmaci rispetto al vecchio standard di carboplatino e taxolo. In particolare si è registrata una regressione delle dimensioni del tumore nel 41% dei pazienti rispetto al 24% raggiunto con il trattamento standard”.
Il trattamento col nivolumab dei pazienti con un cancro al polmone in fase avanzata ha dimostrato che il 39% di loro era ancora vivo dopo 18 mesi, percentuale che scende a 23 in quelli trattati con chemioterapia. “I dati emersi dallo studio di fase III riguardano il tumore del polmone non a piccole cellule non squamoso in fase avanzata, che finora presentava scarse opzioni terapeutiche” spiega Lucio Crinò, direttore dell’Oncologia medica all’Ospedale di Perugia e membro dello steering committee internazionale dello studio. “Siamo di fronte a un’innovazione davvero impressionante in una malattia particolarmente difficile da trattare”, sottolineando come “i tassi di risposta a nivolumab siano stati più alti nei fumatori e negli ex tabagisti rispetto a coloro che non hanno mai fumato”.