Sappiamo che quando il Sole raggiungere la fase finale della sua esistenza, avendo consumato tutto il suo combustibile, si trasformerà dapprima in una gigante rossa che si espanderà fino a distruggere i pianeti rocciosi del nostro sistema solare, per poi comprimersi in una nana bianca. Il nucleo caldo che rimane, delle dimensioni della Terra, in genere è costituito da carbonio e ossigeno, con un atomo di idrogeno o di sottile guscio di elio.
A volte, però, gli astronomi trovano una nana bianca che mostra segni, nel suo spettro luminoso, di elementi più pesanti, come il silicio e il ferro. Questo è un mistero perché la forte gravità di una nana bianca dovrebbe immergere rapidamente questi metalli.
I ricercatori hanno osservato un oggetto in transito davanti alla sua stella madre, una nana bianca a 570 anni luce dalla terra nella costellazione della Vergine, della massa di Cerere, il più grande asteroide della fascia principale del nostro sistema solare, orbitante ad una distanza doppia di quella esistente tra la Terra e la Luna.
Durante queste osservazioni hanno notato come questo oggetto roccioso avesse l’andamento di una cometa e l’oscuramento fosse particolarmente prominente, il 40% di oscuramento della stella, due fattori che hanno suggerito la presenza di una estesa nuvola di polvere circondante l’oggetto. La scoperta conferma così la teoria più accreditata relativa alla presenza di metalli nelle nane bianche. Lo studio è pubblicato sull’edizione di Nature di questa settimana.
Si ipotizzava infatti, che i segni di presenza di metalli pensati sulle nane bianche dipendessero dall’inquinamento derivasse dalla disintegrazione di pianeti rocciosi o asteroidi provocata dalla stessa stella nella sua fase finale. Tuttavia, non vi erano prove certe: è stata registrata infatti la presenza di dischi di detriti attorno ad una nana bianca, ma l’origine rimaneva incerta. Questo sistema, al contrario, mostra tutte e tre le componenti: una nana inquinata bianca, un disco di detriti circostante e almeno un compatto oggetto roccioso.
«Ora abbiamo la cosiddetta pistola fumante che collega l’inquinamento nana bianca alla distruzione di pianeti rocciosi», commenta il primo autore Andrew Vanderburg dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics.
Rimangono aperte le domande circa l’origine di questi oggetti rocciosi. Lo scenario più probabile è che l’orbita di un pianeta esistente diventando instabile venga spinta verso l’interno. Quel che è certo è che questi oggetti non dureranno per sempre, al contrario, saranno vaporizzato dal calore intenso della nana bianca e dilaniati dall’effetto mareale provocato dalla stella.