E’ stato ritrovato nel corpo mummificato di un bambino morto nel Seicento a Vilnius, in Lituania il Dna del virus del vaiolo. L’analisi del materiale genetico, che rappresenta il più antico campione di virus mai scoperto, sembra indicare che la forma più letale della malattia non sarebbe comparsa millenni fa, come avevano fatto intendere i segni trovati sulle mummie degli antichi egizi, bensì sarebbe comparsa soltanto nel XVI secolo, giusto in tempo per essere ‘trasportata’ dai coloni europei nel Nuovo Mondo. A indicarlo è uno studio internazionale pubblicato su Current Biology, a 37 anni esatti dall’eradicazione del vaiolo, certificata il 9 dicembre 1979.
”Questo studio aggiusta le lancette dell’orologio dell’evoluzione del vaiolo riportandole ad un’epoca molto più recente”, spiega Eddie Holmes, biologo dell’Università di Sydney che ha partecipato alle ricerche insieme a colleghi canadesi, finlandesi e lituani. Il gruppo ha potuto estrarre il materiale genetico del vaiolo dalla mummia solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms): in seguito lo ha sequenziato e poi confrontato con altri 49 ceppi moderni. Grazie ai dati ottenuti, è stato possibile tracciare un albero genealogico che riconduce tutti questi virus ad un unico antenato comune che sarebbe comparso tra il 1530 e il 1654, anche se rimane ancora da capire quale animale potrebbe aver fatto da ‘incubatore’ permettendo poi al virus di fare il salto di specie attaccando l’uomo.
Una mummia di un bimbo del '600 riscrive la storia del vaiolo
Questo studio aggiusta le lancette dell'orologio dell'evoluzione del vaiolo riportandole ad un'epoca molto più recente
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9 Dicembre 2016 - 16.33
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