La dopamina potrebbe avere favorito l'evoluzione della specie umana
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La dopamina potrebbe avere favorito l'evoluzione della specie umana

Gli uomini hanno la più alta concentrazione di questa molecola nel cervello dell'Uomo, che avrebbe favorito le interazioni sociali,abbassando l'aggressività e la territorialità

L'evoluzione
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globalist Modifica articolo

6 Febbraio 2018 - 13.07


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L’uomo è una specie apparentemente distante dagli altri membri del regno animale. Identificare chiaramente l’origine di questa differenza è sempre stato un grattacapo per la comunità scientifica. Dei ricercatori americani potrebbero aver individuato una di queste distinzioni. Riguarda una delle più importanti molecole chimiche del cervello: la dopamina. Si potrebbe credere che durante l’evoluzione umana, che ha permesso ai nostri progenitori di ”prendere le distanze” dagli altri primati e dal resto del regno animale, è l’aumento di volume del nostro cervello. In base all’osservazione di fossili, si può rilevare che il cervello delle specie che hanno dato vita agli umani moderni ha iniziato a crescere 2 milioni di anni fa. Eppure, questi antenati avevano già iniziato a usare alcuni strumenti o mostrare comportamenti sociali diversi dagli altri primati almeno 3 milioni di anni fa.
Per alcuni ricercatori, ci doveva essere qualcosa di unico che ci distinguesse dalle altre grandi scimmie, ancor prima che diventassimo più intelligenti.
Questo è stato verificato da un team di scienziati americani, il cui lavoro, pubblicato sulla rivista scientifica PNAS, mostra che alcune molecole hanno svolto un ruolo chiave in questa differenza.
Oltre ai neuroni, i neurotrasmettitori sono uno degli elementi essenziali del cervello; queste molecole consentono alle cellule di comunicare tra loro.
È impossibile studiare i neurotrasmettitori di 3 milioni di anni fa, ma oggi possiamo vedere la differenza tra gli umani e le altre grandi scimmie.
I ricercatori hanno analizzato porzioni di cervello di diversi primati (gorilla, scimpanzé, cappuccini, macachi e babbuini) e li hanno confrontati con il cervello umano.
Si sono concentrati sullo striato, un’area importante per certi tipi di movimenti, per l’apprendimento, per il nostro comportamento sociale e per la nostra personalità.
I ricercatori si sono soffermati sulla concentrazione di neurotrasmettitori importanti per le interazioni sociali, tra cui dopamina, serotonina e acetilcolina.
In primo luogo, gli studiosi hanno trovato che gli esseri umani, scimpanzé e gorilla, tre specie relativamente vicine, hanno livelli più elevati di serotonina rispetto agli altri primati. Questa molecola può essere collegata a un maggior grado di autocontrollo nell’ambito di un gruppo.
Di contro, gorilla e scimpanzé avevano un presenza di acetilcolina molto più elevata che negli esseri umani, una caratteristica collegata a una maggiore aggressivita o ad uno spiccato senso della territorialità.
Tuttavia, la più grande differenza è la dopamina. Rispetto a tutti gli altri primati testati, gli esseri umani hanno la più alta concentrazione di questo neurotrasmettitore.
Nel cervello, la dopamina può svolgere un ruolo importante in molti comportamenti sociali, nell’apprendimento e nel controllo del linguaggio.
I risultati della ricerca suggeriscono che il cervello degli esseri umani, rispetto ad altri primati, sarebbe chimicamente più orientato a godersi la cooperazione e l’assistenza reciproca, invece dell’aggressività. Ciò che avrebbe differenziato la nostra specie potrebbe, quindi, essere la possibilità di formare gruppi, più che di altri animali.
Va ricordato, comunque, che tutta questa è un’ipotesi basata sui primati moderni. Sebbene queste osservazioni confermino quelle di altri studi condotti lo scorso anno, è difficile estrapolare le conclusioni e metterle in relazione con la nostra evoluzione da 3 milioni di anni fa.

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