Secondo i dati più aggiornati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), contenuti nel report del 3 marzo, su 90.870 casi confermati di contagio da nuovo coronavirus a livello mondiale sono morte 3.112 persone.
Di questi decessi, 2.946 (il 94,7 per cento) sono avvenuti in Cina. Dei 166 registrati al di fuori del Paese asiatico, 52 sono avvenuti in Italia (seconda dietro all’Iran, con 66 vittime).
I dati dell’Oms del 3 marzo, aggiornati alle 10 del mattino, sono però già “vecchi”. Il 4 marzo l’Istituto superiore di sanità – che riporta i dati sempre relativi al 3 marzo, ma aggiornati alle 6 di sera – registra in Italia 79 decessi tra i contagiati dal coronavirus.
Per ragioni di tutela della privacy, l’Oms e l’Iss (e le altre istituzioni sanitarie internazionali) non riportano i dati relativi a età, sesso e condizioni patologiche preesistenti dei contagiati dal coronavirus che poi sono morti (non è sempre chiaro con che rapporto di causa/effetto).
Tuttavia esistono due studi, uno della missione dell’Oms in Cina e l’altro del Centro cinese di controllo e prevenzione delle malattie (Ccdc), che hanno analizzato decine di migliaia di casi verificatisi in Cina e ne hanno estrapolato alcune rilevanti informazioni. Non abbiamo invece studi sui casi registrati in Italia.
Lo studio dell’Oms – Report of the Who-China Joint Mission on Coronavirus Disease 2019 (Covid-19) – è stato pubblicato il 28 febbraio 2020 e ha analizzato 55.924 casi confermati in laboratorio di persone contagiate dal nuovo coronavirus. Come avverte lo stesso studio, i risultati sono da prendere con cautela, considerato che sono stati raccolti in una fase ancora iniziale del contagio. Le percentuali potrebbero in particolare risultare sovrastimate, visto che moltissimi contagiati nelle fasi iniziali (che, statisticamente, sono guariti in pochi giorni senza doversi recare in ospedale) non sono probabilmente stati registrati.
Il tasso di letalità (cioè il rapporto che tra contagiati e deceduti) del nuovo coronavirus secondo lo studio Oms era, nel campione preso in considerazione, pari al 3,8 per cento. Questa percentuale si alza però moltissimo con l’aumentare dell’età del contagiato, arrivando al 21,9 per cento per gli over-80.
Lo studio riporta poi che il tasso di letalità è in media più alto tra gli uomini che tra le donne (4,7 per cento contro 2,8 per cento). I pazienti poi che non hanno altre malattie a parte il coronavirus hanno tassi nettamente più bassi della media, l’1,4 per cento.
Quelli che invece hanno condizioni sanitarie compromesse da altre malattie oltre al coronavirus hanno percentuali più alte: il 13,2 per cento tra chi ha malattie cardiovascolari, il 9,2 per cento tra i diabetici, l’8,4 per cento tra chi soffre di ipertensione, l’8 per cento tra chi soffre di malattie respiratorie croniche, il 7,6 per cento tra chi è malato di cancro.
Lo studio del Ccdc – The Epidemiological Characteristics of an Outbreak of 2019 Novel Coronavirus Diseases (Covid-19) – è stato pubblicato il 17 febbraio 2020 e prende in considerazione 72.314 pazienti tra casi confermati (44.672, la maggioranza), sospetti e asintomatici.
Il tasso di letalità medio tra i casi confermati, secondo questo studio, è del 2,3 per cento. È poi più alto nei maschi che nelle femmine (2,8 per cento contro 1,7 per cento) e varia sensibilmente con l’aumentare dell’età.
Nelle fasce di età 10-19 anni, 20-29 anni e 30-39 anni il tasso di letalità è dello 0,2 per cento (sempre tra i casi confermati). Sale allo 0,4 per cento nella fascia 40-49 anni, all’1,3 per cento in quella 50-59 anni, al 3,6 per cento in quella 60-69 anni, all’8 per cento in quella 70-79 anni e al 14,8 per cento tra gli over-80.
Anche secondo lo studio cinese, poi, l’assenza di altre malattie fa calare sensibilmente il tasso di letalità (0,9 per cento). Tra i malati cronici, chi ha malattie cardiovascolari ha un tasso del 10,5 per cento, chi soffre di diabete del 7,3 per cento, chi di malattie respiratorie croniche del 6,3 per cento, chi di ipertensione del 6 per cento e chi è malato di cancro del 5,6 per cento.
Sulle caratteristiche delle vittime causate finora dal nuovo coronavirus non esistono statistiche complete riferite a tutti i casi. Ci sono però due autorevoli studi, entrambi condotti su chi si è ammalato in Cina, dell’Oms e del Ccdc che danno una serie di indicazioni.
Al netto delle discrepanze tra i due report, quello che emerge è che il tasso di letalità è superiore tra gli uomini rispetto alle donne, che il rischio aumenta – e di molto – con l’aumentare dell’età della persona contagiata e che i pazienti che non hanno altre malattie, a parte il coronavirus, hanno tassi di letalità più bassi della media.
Tra chi ha altre malattie, oltre al coronavirus, i tassi di letalità sono sempre più alti della media e in particolare risultano più esposti di tutti i soggetti che soffrono di malattie cardiovascolari.
Per quanto riguarda specificamente l’Italia, come detto in apertura, non abbiamo studi analoghi a quelli di Oms e Ccdc. La rilevanza delle due caratteristiche “età” e “compresenza di altre malattie”, per quanto riguarda l’innalzamento dei tassi di letalità, sembra comunque confermata anche nel nostro Paese dalle notizie di cronaca e dalle indicazioni del Ministero della Salute.
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