Ricciardi (Oms) difende le misure del governo: "Eccezionali per essere all'altezza"

Il consigliere del ministro della Salute per l'emergenza coronavirus: "Il nostro ministero non ha sottovalutato niente, ma ha preso le misure più forti di qualunque altro Paese occidentale".

Walter Ricciardi e il capo della Protezione Civile Borrelli
Walter Ricciardi e il capo della Protezione Civile Borrelli
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7 Marzo 2020 - 10.35


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Per contenere l’epidemia di Covid-19 in Italia “sono state decise misure eccezionali finalizzate al contenimento sia nelle aree geografiche del nord del Paese, anche con restrizioni della mobilità e raccomandazioni protettive sui comportamenti individuali, sia nelle restanti regioni, in particolare finalizzate al distanziamento sociale con importanti campagne informative per l’intera popolazione”.
Lo sottolinea Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l’emergenza coronavirus, in una lettera al ‘Messaggero’ in risposta all’editoriale del sociologo Luca Ricolfi del 5 marzo sui calcoli sbagliati e le responsabilità del Governo.
E “proprio ieri, nella riunione di tutti i Ministri della Salute dell’Unione europea, tenutasi a Bruxelles – rivendica Ricciardi – l’Organizzazione mondiale della sanità e tutti gli Stati membri hanno lodato unanimemente le misure prese dal Governo italiano nelle ultime settimane, a conferma non solo che il nostro ministero non ha sottovalutato niente, ma ha preso le misure più forti di qualunque altro Paese occidentale”.
“Per quanto attiene le strategie future, l’Italia ritiene, anche sulla base delle opinioni espresse dalle organizzazioni sanitarie internazionali, che le strategie di contenimento e di mitigazione siano in questa fase complementari, in quanto, come verificato anche dalla diretta esperienza italiana, ci si può trovare di fronte a stadi diversi di sviluppo dell’epidemia, anche in localizzazioni geografiche vicine, e ancor più, in regioni lontane dello stesso Paese”. Per Ricciardi, “quello che stupisce di più nell’editoriale è ciò che il prof Ricolfi considera uno dei più gravi errori, cioè di ‘aver rinunciato, quando la misura sarebbe stata ancora efficace, a una campagna massiccia di tamponi, per la paura di danneggiare l’immagine dell’Italia all’estero'”. Una contestazione che Ricciardi respinge fermamente.
“A parte il fatto che l’Italia ha effettuato il maggior numero di tamponi di ogni altro Paese europeo – replica – l’errore è stato forse proprio quello di farne troppi e questo non è certo colpa delle strutture statali. Sia l’Organizzazione mondiale della sanità che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie hanno dato l’indicazione di farli soltanto ai soggetti sintomatici e con fattori di rischio legati al contatto o alla provenienza geografica”.
“Il fatto è che la nostra Costituzione attribuisce alle Regioni, e non allo Stato le competenze organizzative e gestionali in sanità e se questo determina ‘solo’ l’aumento delle disuguaglianze in tempi normali, in caso di epidemia determina la rapida diffusione dei virus sia a livello regionale che nazionale e internazionale”.
“Durante le epidemie – evidenzia l’esperto – vi è la necessità di un’unica catena di comando e comunicazione, basate sull’evidenza scientifica, per evitare che le mediazioni legate alle diverse sensibilità politiche facciano perdere tempo prezioso e, soprattutto, favoriscano un processo decisionale frammentato ed eterogeneo, a maggior ragione se questo porta a decisioni incongruenti con l’evidenza scientifica, quale quella, presa nelle Regioni dove si sono sviluppati i focolai epidemici originali, di fare tamponi anche a soggetti asintomatici, addirittura in alcuni casi privi anche dei fattori di rischio legati al contatto con una persona positiva o proveniente da aree geografiche interessate dall’epidemia”.
Per Ricciardi, “quest’ultima decisione è stata quelle che ha probabilmente determinato la focalizzazione dell’attenzione mondiale sull’Italia come Paese di ‘untori’, con il conseguente crollo della nostra economia e l’identificazione in tutto il mondo dei nostri connazionali come soggetti ‘pericolosi’, oltre che generare un allarme sociale sfociato talvolta in veri e propri casi di panico e isteria collettiva”.
“Va inoltre rimarcato – prosegue nella lettera al Messaggero – che mai il ministro della Salute si è posto obiettivi che non fossero quelli di tutelare la salute, diritto che la nostra Costituzione, unica al mondo, prevede come fondamentale e in nessun momento ha anteposto ad esso alcuna altra valutazione né politica, né men che meno economica. Oggi l’Italia non solo può guardare a testa alta per quello che sta facendo per arginare l’epidemia da coronavirus, ma intende porre a disposizione di tutti i Paesi del mondo l’esperienza tecnica, scientifica, organizzativa e comunicativa acquisite in queste settimane in un contesto epidemiologico ed assistenziale di rilevante complessità”.
“Abbiamo scelto la strada della massima trasparenza – rivendica ancora Ricciardi – e continueremo con decisione su questa strada. Noi riteniamo che l’Italia, grazie alle risorse professionali, tecniche, organizzative e gestionali schierate sarà in grado di fronteggiare adeguatamente questa difficile situazione, grazie anche ad una forte alleanza tra politica e scienza, a patto che ogni scienziato si metta al servizio del Paese e, soprattutto, si occupi delle cose che sa”.

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