Lo dicono tutti. Ma proprio tutti. Il messaggio sarà chiaro? “Il messaggio deve essere chiaro: non è che chiudiamo la Lombardia, ma tutti dobbiamo stare a casa, non solo i lombardi, per contrastare la diffusione del nuovo coronavirus. Dobbiamo uscire solo per le attività necessarie e indispensabili. Insomma, le feste si possono rimandare, come pure le cene. Siamo a casa e leggiamo un bel libro”.
Parola dell’epidemiologo Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all’università di Pisa, che aggiunge: “Tutte le misure per rallentare il contagio, come quelle del nuovo Dpcm, sono ben accette, ma le misure da sole non bastano: sono davvero cruciali i comportamenti individuali”.
“Senza un’adeguata comunicazione – insiste – si rischia di ottenere il risultato opposto: lo spostamento in massa delle persone, come si è visto ieri sera a Milano. L’atteggiamento irresponsabile è da biasimare, ma evidenzia la necessità di una forte azione comunicativa: vedere i Navigli pieni al pomeriggio per l’aperitivo e poi la sera delle folle che prendono la valigia e scappano è quasi incredibile. Ma in realtà, di fronte a un evento come l’emergenza Covid-19, si assiste a due reazioni opposte: panico o incoscienza abbinata a sottovalutazione”.
Due reazioni ugualmente sbagliate, secondo l’epidemiologo. Ma perché nell’ultima pandemia, quella del 2009, la gestione è stata tanto diversa? “Quella pandemia era legata a un ceppo di virus influenzale, l’H1N1, che ha trovato la popolazione mondiale parzialmente immune – spiega Lopalco – Tant’è che all’epoca gli anziani non hanno sofferto molto. Questo coronavirus è nuovo, non c’è una memoria immunitaria. E lo è per tutti”.
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