“Quello che atterrisce, come nel caso di Stamina e delle varie terapie anticancro proposte nel passato, è che questo tsunami di incompetenza riesca a convincere i politici e a indurre stimate agenzie come l’Aifa o le istituzioni del Paese ad approvare sperimentazioni non già richieste dai vari virologi e clinici che questi farmaci (Avigan incluso) li conoscono bene e che stanno combattendo per noi”.
Lo denunciano gli scienziati Enrico Bucci, professore di Biologia presso la Temple University di Philadelphia; Gilberto Corbellini, direttore del Museo di storia della medicina dell’Università Sapienza di Roma; Michele De Luca, direttore del Centro di Medicina rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in un editoriale pubblicato su ‘Scienza in rete’.
“Qui non stiamo contestando il farmaco specifico quanto la procedura che lo starebbe portando in una sperimentazione che, capiamo bene, priverebbe molti pazienti di altri farmaci attualmente molto più promettenti – precisano i tre scienziati – Ed è su questa base che Aifa non dovrebbe alle pressioni e approvare una sperimentazione fondata sulle attuali conoscenze”.
“Ci risiamo! Sembra un sequel del caso Stamina, quando 3 milioni di euro furono destinati a una sperimentazione, mai partita, intesa a provare quello che gli scienziati sapevano e dicevano, cioè che non era una cura – ricordano gli scienziati – Cambia il contenuto ma non il metodo. Nell’emergenza e nella paura viene spontaneo smanettare o agitarsi o ignorare le regole e le buone pratiche, per cui i richiami al metodo scientifico cadono inascoltati e nelle società/economie fondate sulla conoscenza paradossalmente la mentalità tribale torna in auge. Con qualche dubbio in più per la salute pubblica, visto che il nuovo farmaco in sperimentazione potrebbe rischiare di diffondere ceppi del virus mutati più pericolosi di quello attuale”.
“Dal nulla, in un sabato di marzo, arriva la soluzione alla pandemia mondiale: non dall’Oms o da una prestigiosa università, ma da YouTube. Non da un virologo ma da un appassionato di videogame che annuncia con assoluta sicurezza che lui conosce la verità – denunciano Bucci, Corbellini e De Luca – Esiste un farmaco che cura il 90% dei casi di coronavirus, tanto che in Giappone ‘si sono resi conto che funziona alla grande’. Con ovvi riferimenti a complotti e a un presunto ruolo dell’agenzia regolatoria nazionale e della burocrazia italiana nel privarci di questo farmaco miracoloso. Per finire con una chiamata alle armi: gli italiani dovrebbero chiedere ‘a gran voce’ al governo di avere l’Avigan per risollevarsi come hanno fatto i giapponesi”.
“Gli scienziati e l’Aifa stessa intervengono per cercare di smontare l’entusiasmo serpeggiante, facendo notare che si tratta di un farmaco già noto, non autorizzato né in Europa né negli Usa, di cui non esistono dati convincenti relativi alla sua efficacia e sicurezza, tanto che i virologi italiani lo avevano escluso per concentrarsi su sperimentazioni con altri farmaci molto più promettenti. In un Paese normale la questione sarebbe finita qui. Ma l’Italia, evidentemente – concludono gli scienziati – non è un Paese normale e ancora una volta la politica interviene a gamba tesa sulle istituzioni per imporre decisioni scientifiche prese per acclamazione via whatsapp da una giuria popolare senza nessuna competenza in materia”.
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