Il virologo critica la Lombardia: "Ricoverando tutti hanno esaurito i posti letto e diffuso il contagio"

Giorgio Palù collabora con Zaia per isolare il virus: "Trasferire i malati dall'ospedale di Codogno, che era il primo focolaio, ad altre strutture della regione, si è rivelata una scelta infelice"

Giorgio Palù
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2 Aprile 2020 - 08.30


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Si trattava di qualcosa di mai visto, ma adesso c’è chi comincia a trarre i primi bilanci: “Il Veneto ha ancora una cultura e una tradizione della Sanità pubblica, con presidi diffusi sul territorio. La Lombardia, molto meno”.
Così Giorgio Palù, il biologo al quale il governatore del Veneto Luca Zaia ha affidato gli studi per isolare e sequenziare il virus.
In Lombardia, ha spiegato il professore, “hanno ricoverato quasi tutti, il 60% dei casi confermati, esaurendo presto i posti letto. Da noi, i medici di base e i Servizi d’igiene delle Asl hanno fatto filtro: solo il 20%. Tenendo a casa i positivi asintomatici si è evitato l’affollamento degli ospedali e la diffusione del contagio”.
In Lombardia, invece, “nessuno si è ricordato la lezione della Sars. Che è stato un virus nosocomiale, così come lo è il Covid-19. A diffusione ospedaliera. La scelta della Lombardia di trasferire i malati dall’ospedale di Codogno, che era il primo focolaio, ad altre strutture della regione, si è rivelata infelice”.
Ed “ha esportato il contagio, senza per altro che venisse monitorato subito il personale medico. Hanno agito sull’onda emotiva. Tutti dentro. Invece dovevano tenerne fuori il più possibile. Qualcuno non ha capito che questa non è un’emergenza clinica e di assistenza ai malati, ma di sanità pubblica”.
Per il professor Palù, “i benedetti tamponi ci danno la misura dei casi incidenti, ovvero quanti casi abbiamo al giorno in un determinato periodo. La prevalenza, un dato statistico che si ottiene attraverso l’esame del sangue, ci mostra invece la distribuzione del virus e può fornirci informazioni fondamentali”. Incrociata con altri dati, “può permetterci di capire se esiste una immunità specifica al virus, cosa che al momento nessuno sa, quanto può durare, e può darci indicazioni su come proteggerci dal contagio di ritorno, che in futuro diventerà non un problema, ma ‘il’ problema”.
All’Italia servono “dati che al momento non sono in nostro possesso. Dobbiamo mappare in fretta i soggetti asintomatici che sono o non sono venuti a contatto con il virus. In una fase di graduale ripresa delle attività, che spero venga presto, sono queste le cose da sapere, non altre”.

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