Galli è preoccupato: “Il 4 maggio è troppo presto. Il test del governo è inadatto”

“Non si possono mettere in poche settimane milioni di italiani in fila per la puntura del braccio per poi portare il campione in laboratorio".

Massimo Galli
Massimo Galli
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21 Aprile 2020 - 07.42


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“Qui stiamo parlando di riaprire il 4 maggio, una data a gravissimo rischio che lo diventa dieci volte di più se non mettiamo in campo misure su base aziendale”. È quanto dichiara in un’intervista Il Fatto Quotidiano il professor Massimo Galli del Sacco di Milano, che aggiunge: “Il test nazionale ideato dal Governo non è utile per riaprire il 4 maggio”.

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Secondo il sanitario “se lo scopo è mettere in condizione le imprese di ripartire“ ci sono almeno due problemi: il primo è che “non abbiamo un’organizzazione per fare a breve termine la veni-puntura a tutti i lavoratori “, il secondo che “non abbiamo nessun test sierologico la cui positività che garantisca l’assenza di virus nei secreti del malato”.

Dunque? “Quindi a tutti i positivi dovremmo fare il tampone” è la risposta del professor Galli e pertanto “il prelievo in laboratorio allungherà i tempi rispetto al pungidito”. Secondo Galli, infatti, “non si possono mettere in poche settimane milioni di italiani in fila per la puntura del braccio per poi portare il campione in laboratorio” mentre, semmai, a livello aziendale, “mi convince di più l’idea di fare lo screening con pungidito”.

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Poi Galli chiosa: “Io ritengo si debbano usare più test: il kit rapido su larga scala e poi i tamponi e il prelievo venoso ai positivi al kit. Se devo abbattere un muro e non ho ancora il martello pneumatico comincio con il piccone, dopo avere accertato che abbia il manico e la punta, non aspetto il meglio che è nemico del bene”.

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