Silvestri contro Inail e Iss: "Vietata la respirazione bocca a bocca in emergenza affogamento? Assurdo"

Il docente negli Usa alla Emory University di Atlanta, commenta le indicazioni il rischio infettivo da nuovo coronavirus sulle spiagge. "Misura sproporzionata"

Guido Silvestri, italiano docente negli Usa alla Emory University di Atlanta
Guido Silvestri, italiano docente negli Usa alla Emory University di Atlanta
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14 Maggio 2020 - 19.50


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Paradossi: respirazione bocca a bocca ‘vietata’ se qualcuno sta annegando? “Assurdo”. Il virologo Guido Silvestri, italiano docente negli Usa alla Emory University di Atlanta, commenta così le indicazioni di Inail e Iss contro il rischio infettivo da nuovo coronavirus sulle spiagge.

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“Un amico – spiega lo scienziato su Facebook, in un intervento ripreso anche dal sito ‘Medical Facts’ del collega Roberto Burioni – mi ha passato una serie di articoli sulle nuove ‘regole’ per l’apertura dell’Italia. In cui leggo questa perla: ‘No alla respirazione bocca a bocca. In caso di emergenza affogamento i soccorritori dovranno praticare le compressioni sul torace, ma non la ventilazione’. Spero che non sia vero – commenta Silvestri – perché se lo fosse vuol dire che qualcuno ha davvero perso il senso delle proporzioni”.
In un passaggio del ‘Documento tecnico sull’analisi di rischio e le misure di contenimento del contagio da Sars-CoV-2 nelle attività ricreative di balneazione e in spiaggia’, redatto dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e dall’Istituto superiore di sanità, in riferimento all'”attività di salvamento in mare svolta dal ‘bagnino’ o comunque di primo soccorso nei confronti dell’utenza” si legge infatti che: “In attesa di nuove evidenze scientifiche, si raccomanda di valutare il respiro soltanto guardando il torace della vittima alla ricerca di attività respiratoria normale, ma senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima e di eseguire le sole compressioni (senza ventilazioni) con le modalità riportate nelle linee guida” degli organismi scientifici competenti. In particolare, si citano l’Italian Resuscitation Council (Irc) e l’European Resuscitation Council (Erc).
”Se la notizia” arrivata tramite i media al virologo trasferitosi Oltreoceano “fosse vera – ripete incredulo Silvestri – chi ha scritto questa ‘regola’ sosterrebbe che, di fronte a un annegamento, o a un arresto cardio-respiratorio, si dovrebbe lasciar morire una persona (facendo una rianimazione cardiopolmonare a metà), per evitare che un altro, il soccorritore, corra il rischio più o meno remoto di infettarsi con un virus che ha il 2-3% di mortalità (e anche molto meno se si presume, come logico, che il soccorritore sia una persona relativamente giovane e sana)”.
“Assurdo! – afferma Silvestri – Peraltro, il 50% di quello che leggo in questo articolo – sempre ammesso che sia vero – è basato su evidenza scientifica minima, se non assente del tutto”.

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