Per Franco Locatelli i dati dell’ultimo bollettino della Protezione civile “danno respiro”, perché a 12 giorni dalle prime riaperture “la temuta impennata non c’è stata”. Presidente del Consiglio superiore di sanità, pediatra e oncoematologo di fama internazionale, membro del comitato tecnico scientifico sull’emergenza Covid, Locatelli parla al Corriere della sera e non nasconde la soddisfazione per i progressi compiuti:
“Sono dati belli, i migliori dall’8 marzo ad oggi dal punto di vista della mortalità. Si è ulteriormente ridotta la pressione sulle terapie intensive. Solo due Regioni, Lombardia e Piemonte, presentano numeri di positivi a tre cifre. Le misure di contenimento hanno impedito all’epidemia di dilagare al centro, al sud e nelle isole”.
Il professore parla di “livelli tranquillizzanti”, con tre Regioni (Lombardia, Molise, Umbria) in cui il rischio “viene considerato moderato anziché basso come nel resto d’Italia”. Una “ottima premessa” per le riaperture che scatteranno dal 18 maggio. Ripartire, mantenendo la distanza di sicurezza, “minimo un metro”, sapendo che “i luoghi aperti sono meno pericolosi di quelli chiusi”, per cui in una palestra “mantenere i due metri è più rassicurante”.
Locatelli non registra invece progressi decisivi sulla terapia anti-covid. Non ci sono ancora punti fermi, spiega, “gli studi sull’antivirale Remdesivir hanno dato risultati divergenti. E anche l’efficacia di trasfusioni di plasma con anticorpi protettivi di pazienti guariti va provata con uno studio randomizzato, vale a dire di confronto”.