E' stata isolata una variante 'buona' del virus (ma non per questo Covid è meno grave)

Anche se "non è detto che oggi queste varianti stiano circolando - tiene a ribadire il virologo - possono comunque essere la base di una futura evoluzione del virus in senso positivo".

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25 Maggio 2020 - 19.43


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Una variante di virus Sars-CoV-2 “estremamente meno potente”, più ‘buona’, è stata isolata a Brescia nel Laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili, diretto dal presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), Arnaldo Caruso. “Mentre i ceppi virali che siamo stati abituati a vedere in questi mesi, che abbiamo isolato e sequenziato, sono ‘bombe biologiche’ capaci di sterminare le cellule bersaglio in 2-3 giorni – spiega l’esperto all’Adnkronos Salute – questo per iniziare ad attaccarle ha bisogno minimo di 6 giorni”: il doppio del tempo. La notizia sarà oggetto di pubblicazione scientifica, ma Caruso vuole anticiparla “per lanciare un messaggio di speranza. Da virologo – prevede – queste varianti virali più attenuate dovrebbero diventare il futuro della probabile evoluzione di Covid-19”.

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Che il nuovo coronavirus si stia indebolendo è sotto gli occhi di tutti, come dimostrano i bollettini quotidiani che riportano un numero di contagi progressivamente in calo, ma soprattutto le terapie intensive degli ospedali che via via si svuotano. “E’ tanto vero che sta perdendo forza – sottolinea Caruso, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia – che ogni giorno vediamo tamponi naso-faringei positivi non più in modo forte, bensì debole”. La prova molecolare di “infezioni molto leggere, quasi inapparenti. Si vede il virus in dosi molto, molto ridotte”.

“E’ successo però – racconta – che mentre ultimamente arrivano tutti questi tamponi con bassa carica virale, ce ne è capitato uno con carica molto alta e la cosa ci ha stupito”. Una sorpresa ancora più grande considerando che “questo soggetto era completamente asintomatico. Siamo dunque andati a isolarne il virus, scoprendo che in coltura era estremamente più debole dei precedenti”. Mettendolo cioè a contatto in vitro con cellule buone da aggredire, “non riusciva nemmeno a ucciderle tutte”. Anzi, anche solo “per cominciare ad attaccarle necessitava di almeno 6 giorni”, contro le “48-72 ore” sufficienti ai classici ceppi per finire tutte le cellule a disposizione. “Attenzione – avverte Caruso – non sappiamo ancora se e quanto circoli questa variante, né se sia geneticamente diversa dalle altre. Possiamo però dire che qualcosa sta succedendo”.
Che a Sars-CoV-2 qualcosa stia capitando lo hanno messo nero su bianco “dei colleghi di Hong Kong in un articolo pubblicato sulla rivista ‘Emerging Microbes & Infections’: uno studio molto ben fatto – evidenzia Caruso – in cui hanno documentato la minore aggressività di questi virus meno aggressivi in vitro e in vivo, sugli animali. Gli autori hanno osservato che queste varianti presentano grosse alterazioni genetiche e anche noi, che proprio in questo momento stiamo procedendo ai test genetici, speriamo di vedere altrettanto”. Non solo. “Rumors interni alla comunità scientifica – aggiunge il numero uno della Siv-Isv – ci dicono che anche negli Stati Uniti stanno emergendo evidenze” in linea con quelle cinesi e con la scoperta di Brescia.

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Anche se “non è detto che oggi queste varianti stiano circolando – tiene a ribadire il virologo – possono comunque essere la base di una futura evoluzione del virus in senso positivo. E’ questo il messaggio che voglio inviare” e “sarebbe sbagliato concludere ora che abbiamo meno casi, e casi meno gravi di Covid-19, perché circola questa variante”, ammonisce Caruso annunciando ulteriori dettagli nella pubblicazione che arriverà “a breve”. E che coinvolge tutto “il gruppo che in Lombardia si è organizzato spontaneamente per lavorare sul riconoscimento molecolare e il sequenziamento genico di Sars-CoV-2, di cui faccio parte anche io”.

“La pubblicazione rappresenta un indispensabile raffronto con la comunità scientifica internazionale”, puntualizza l’esperto, ma all’opinione pubblica “dobbiamo anche rivolgere parole di serenità, di cauto ottimismo per il futuro. Non possiamo dire con certezza ciò che accadrà”, perché le nuove varianti indebolite “poi magari ricombinano con qualche ‘brutta bestia’ e ci ritroviamo un ulteriore danno nella prossima ondata. Ma la speranza” del presidente dei virologi “è che, come in passato è successo più volte, il virus tenda ad attenuarsi nella sua patogenicità”. In gergo tecnico si chiama ‘fitness virale’: “Il virus vincente è quello che si adatta e si replica risparmiando la cellula che lo ospita”.

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