Ricciardi: "Le pandemie saranno sempre più frequenti, impariamo dagli errori"

L'ordinario di Igiene generale e applicata all'Università Cattolica: "In passato le pandemie si sono contate sulle dita di una mano, poi promiscuità e spostamenti le stanno rendendo la norma"

Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo Oms
Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo Oms
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22 Giugno 2020 - 14.23


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Ora davvero bisogna cambiare rotta e avere un approccio più solidale: “In Italia possono essere stati fatti degli errori” nella gestione della pandemia di Covid-19, soprattutto “di comunicazione, ma si tratta di errori evitabili e dobbiamo tenerne conto per la prossima pandemia. Perché questi fenomeni saranno sempre più frequenti, e la formazione sarà cruciale per la preparazione”.

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Parola di Walter Ricciardi, ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica e consigliere del ministro della Salute per il coordinamento con le istituzioni sanitarie internazionali, intervenuto al webinar ‘L’evoluzione delle competenze manageriali e professionali per il Servizio sanitario nazionale post Covid’, promosso dall’Alta Scuola in Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica (Altems) di Roma.

“Nei 2000 anni precedenti le pandemie si sono contate sulle dita di una mano. Dal XX secolo ci sono già state 6 pandemie – sottolinea Ricciardi – e la rapidità degli spostamenti, la promiscuità delle nostre vite renderanno questi fenomeni costanti. O noi ci attrezziamo per prevenirle” o “ci troveremo a fare i conti sempre più spesso con questi fenomeno”, avverte l’esperto.

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Quanto alla nostra sanità “alcune regioni si sono comportate egregiamente e i risultati si sono visti. Sono quelle che hanno avuto la capacità di contemperare le esigenze di bilancio con quelle di servizio, ma non dobbiamo dimenticare che con lo stesso servizio sanitario nazionale le regioni si sono comportate in modo difforme. Dunque per garantire omogeneità c’è bisogno di strategie omogenee che siano applicate in modo omogeneo sul territorio. Un obiettivo difficile, una sfida”, ammette Ricciardi, che richiede “nuove professionalità, sia dall’ambito medico che non medico”. E una chiave arriva proprio dalla formazione.

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