Galli: "Gli stadi rischiosi come le discoteche, per ora non vanno riaperti"

Il responsabile di Malattie infettive dell'Ospedale Sacco di Milano: "Pensare prima alle scuole, il calcio è uno spettacolo non essenziale che può essere fruito anche da casa"

Massimo Galli
Massimo Galli
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31 Agosto 2020 - 08.47


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Per tifare non è ancora il momento. Alcmeno secondo l’infettivologo tra i più attivi sul fronte lombardo.
“Mi pare sacrosanto: dobbiamo aprire le scuole, non gli stadi. Capisco che togliere i “circenses” agli italiani possa dispiacere, ma dal punto di vista scientifico portare il pubblico negli impianti sportivi può avere gli stessi effetti che abbiamo visto nelle discoteche”.

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A dirlo in un’intervista al Messaggero è il professor Massimo Galli, responsabile di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano.

Quanto, poi, alle parole del coordinatore del Comitato tecnico scientifico, il dottor Agostino Miozzo, sulla priorità di far ripartire le lezioni, mentre il pubblico allo stadio può aspettare, Galli aggiunge: “Miozzo ha ragione, tra scuola e stadi non ci dovrebbe essere gara. Il calcio è uno spettacolo non essenziale che può essere fruito anche da casa. Come per le discoteche, qualsiasi situazione che determina un ammassamento di persone è insidiosa. Puoi tenere le persone distanziate all’interno dello stadio, ma non riesci a farlo all’entrata e all’uscita”.
Subito dopo, di fronte all’osservazione che la partita giocata a Milano di Atalanta-Valencia possa aver portato a una trasmissione del virus, Galli spiega: “Probabile, giusto ricordarlo. Ma d’altra parte se il virus si trasmette facilmente in una discoteca, come abbiamo visto, lo stesso avviene allo stadio. Siamo all’aperto, ma con persone che difficilmente non si accalcano. E per gli sport al coperto la situazione è ancora più critica. Fino a quando la situazione è questa bisogna rinunciare al superfluo. Siamo tornati a superare ampiamente le mille diagnosi al giorno, legate solo in parte al fatto che abbiamo aumentato i tamponi. Però l’andamento dell’epidemia ha caratteristiche non tali da rassicurarci”.
Quanto al fatto se non sia sorprendente che in una discoteca della Romagna, frequentata da ragazzi tra i 16 e i 20 anni, dai tamponi è risultato positivo il 7 per cento, Galli evidenzia: “Sì, soprattutto se teniamo conto che sono ragazzi che non solo non sviluppano di regola una malattia grave, ma che si infettano di meno. Abbiamo fatto uno studio a Castiglione d’Adda, dove il virus era circolato liberamente per una settimana infettando un quarto della popolazione. C’era una differenza enorme tra giovani e anziani. I giovani erano sotto il 14 per cento, gli anziani sopra il 35”.
Infine, sulla circostanza che fra i nuovi positivi ci sia una prevalenza di asintomatici, il responsabile di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano risponde: “Vero solo in parte. C’è chi parla di virus modificato, cosa che io non credo ma stiamo completando uno studio proprio per avere risposte certe”.

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