Come sono cambiate le abitudini sessuali a causa della pandemia?

Fabrizio Pregliasco dell'Università degli Studi di Milano commenta il testo firmato da Theresa Tam, Chief Public Health Officer del Canada

Sesso ai tempi del Covid
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3 Settembre 2020 - 17.08


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È destinato a far discutere, e a suscitare più di un sorriso, il consiglio delle autorità sanitarie canadesi sul sesso ai tempi del coronavirus.

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Nel testo firmato da Theresa Tam, Chief Public Health Officer del Canada, si evidenzia il rischio di contagio, e si suggerisce di “evitare baci, contatto viso a viso e vicinanza eccessiva” e di considerare l’ipotesi di utilizzare una mascherina che copra naso e bocca.

Secondo quanto riferisce la Bbc, la funzionaria canadese esorta a prendere adeguate precauzioni in caso di rapporti intimi con partner non abituali e spiega: “Come altre attività durante la pandemia che coinvolgono la vicinanza fisica, ci sono alcune cose che puoi fare per ridurre al minimo il rischio di contrarre l’infezione e diffondere il virus”. E aggiunge che “è più sicuro evitare del tutto il sesso durante la pandemia”.

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Ebbene, “le goccioline emesse respirando possono rappresentare un rischio, se si hanno rapporti con un soggetto asintomatico”, dice  il virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco.

“Dunque il suggerimento relativo alla mascherina ha senso. Pensò però sia poco applicabile nella pratica”, conclude l’esperto con un sorriso.
Il tema del sesso occasionale, durante la pandemia, è molto controverso: se è vero che in tutto il mondo si è registrato un aumento del traffico sui principali siti porno, è anche vero che dalla fine del lockdown generalizzato si è in generale registrato un calo del desiderio sessuale legato soprattutto alla paura e all’ansia della vicinanza con sconosciuti. L’83% degli italiani, infatti, ha confessato un generale calo del desiderio e della pratica sessuale durante il periodo di lockdown, con solo il 23% che ha invece sostenuto di aver mantenuto un livello di attività sessuale quasi uguale al periodo pre-quarantena.

In parallelo è aumentata la visione di siti per adulti e la pornografia online che ha visto una esponenziale crescita dei contatti.

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Tra le principali motivazioni espresse a giustificazione di questo importante decremento sono emerse: ansia, paura del contagio, presenza di bambini in casa, interruzione dei movimenti e obbligo di distanziamento sociale.

Proprio per monitorare e studiare come il Covid ha influito sulla vita sessuale, una squadra di scienziati, medici e psicologi che lavorano all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata presso la cattedra di Endocrinologia e sessuologia medica diretta Emmanuele A. Jannini ha creato lo scorso aprile il sito Sexcovid.it per portare avanti uno studio che attraverso un’articolata serie di test psicometrici validati e scientificamente robusti esplora gli stili di attaccamento, l’ansia e la depressione, la sessualità stessa e le disfunzioni sessuali degli italiani che resistono al coronavirus, chiusi nelle loro case o che continuano a fare il proprio lavoro. Il questionario, totalmente anonimo, è dedicato a tutti, di ogni genere e orientamento sessuale, single, in coppia, separati, vicini, lontani, amanti.
Al termine della compilazione era restituito un proprio profilo relazionale, basato sulle risposte fornite, per conoscere meglio se stessi, le proprie risorse emozionali, emotive, sentimentali, sessuali e a individuare le proprie aree di miglioramento. “Compilando i questionari del sito www.sexcovid.it e diffondendolo attraverso tutti i propri canali social non solo si forniscono dati alla scienza utili per fotografare l’amore e il disamore al tempo del Covid-19, ma si impara molto di sè”, assicura Jannini.

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