Lui è la voce critica del mondo della scienza, talora accuato di essere in incontentabile.
Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova: “A giugno avremmo dovuto creare una muraglia invalicabile per la trasmissione del virus investendo in sicurezza, sorveglianza attiva, tracciamento, migliorando l’app immuni e facendo più comunicazione per farla adottare.”
L’intervista a Repubblica
Il microbiologo Crisanti aveva dichiarato a Repubblica: “Il mio piano sui tamponi ignorato. Mesi buttati e ora piangiamo”. “L’aumento dei test di questi giorni è un pannicello caldo. Volevo triplicarli, nessuno si è fatto vivo”.
Professore, ieri c’è stato un numero record di tamponi: oltre 125mila, 25mila in più rispetto al giorno prima. Sono sufficienti per intercettare e contenere il virus?
«Venticinquemila in più? Sono acqua fresca. O una pezza calda, se preferisce. Io ne suggerivo 3-400 mila al giorno».
Crisanti lamenta il fallimento del suo piano:
“L’ho consegnato al ministro Federico D’Incà e al viceministro Pierpaolo Sileri che lo hanno sottoposto al Cts. Poi non ne ho saputo più nulla. (:..) Lo dico contro me stesso: forse ad agosto eravamo già in ritardo e ora ne paghiamo le conseguenze. Abbiamo perso 4 mesi preziosi. L’aver pensato che era tutto finito perché avevamo 100 casi al giorno è stata un’illusione e nel frattempo non s’è fatto nulla. Abbiamo speso miliardi per il bonus bici e i banchi, invece di investirli per creare un sistema sanitario di sorveglianza che ci avrebbe messo in sicurezza”.
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