Locatelli (Css): “Non credo in un nuovo lockdown a Natale. Occorre identificare i focolai”

Secondo il membro del Cts, sarà necessario il comportamento responsabile dei cittadini, anche in famiglia

Franco Locatelli
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16 Ottobre 2020 - 08.12


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Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli vede lontana l’ipotesi di una seconda chiusura: “Non ritengo vi siano elementi che possano indirizzarci a prevedere un prossimo nuovo lockdown, né tantomeno un lockdown da realizzarsi in un tempo così definito, ma ancora relativamente lontano, quale le festività natalizie”.

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Poi aggiunge “sarà determinante quello che ognuno di noi nei comportamenti individuali sarà in grado di fornire come contributo per evitare che l’incremento di nuovi casi giornalieri assuma un andamento esponenziale sfuggendo al controllo”.

Secondo Locatelli è ancora possibile invertire la marcia: “siamo certamente in tempo, ma dipende da come i singoli cittadini e, insieme, come Paese, siamo disposti a fare, perché questo possa avvenire. È quindi fondamentale che tutti, nessuno escluso, facciano quanto è nelle proprie possibilità per limitare la diffusione del virus. Non ci possiamo proprio più permettere deviazioni dalle buone regole”. 

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Il dato più preoccupante, ha spiegato, “è la ripresa della curva epidemica coinvolge tutte le regioni, con maggior concentrazione in alcune. Guardiamo ad esempio Lombardia, Campania e Piemonte. Sono numerosi i focolai sparsi nel Paese. È prioritario identificarli e interrompere le catene di trasmissione per limitarne appunto la propaga per limitarne appunto la propagazione. È chiaro che quanto più elevato è il numero di focolai e la dimensione numerica dei nuovi casi, tanto più impegnativo o addirittura impossibile diventa il compito dei dipartimenti di prevenzione”.

“I mezzi di trasporto, soprattutto in alcune ore del giorno, certamente rappresentano un potenziale luogo dove possono formarsi assembramenti, da evitarsi nel modo più assoluto” – spiega Locatelli – “ma sono disponibili dati che possano far ricondurre la modifica del trend della curva dei contagi al loro utilizzo né, tantomeno, sono stati segnalati focolai. I mezzi di trasporto offrono un servizio prezioso per il nostro Paese che è pertanto da preservare. Sono serviti a far ripartire la scuola che è fondamentale rimanga aperta: la trasmissione intra-scolastica rimane una dinamica di trasmissione molto limitata. Un ruolo chiave nelle grandi metropoli è quello dei city mobility manager, che possono trovare soluzioni per incrementare corse e mezzi”, ha continuato.

I focolai intrafamiliari sono circa il 70%: “Il rischio è che la famiglia, intesa sia come persone sia con riferimento alla sfera abitativa, possa essere percepito come il luogo in cui si è meno portati ad adottare misure atte a preventive il contagio”, ha precisato il membro del Cts.

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Sui posti in terapia intensiva, “al momento nessuna regione ha esaurito le risorse a disposizione. Infatti, i dati che si riferiscono a una tendenza all’esaurimento dei posti letto nelle rianimazioni pertengono alla dotazione aggiuntiva specifica per i pazienti affetti da Covid-19. Esiste però tutta la quota, assai elevata, di posti letto convenzionali nelle rianimazioni degli ospedali che, quando la curva dei contagi era limitata, avevano ripreso a svolgere le funzioni di supporto normalmente dedicate ad altre patologie”. “Anche se si assistesse a un ulteriore incremento del numero di pazienti, sono disponibili posti di terapia sub-intensiva prontamente convertibili in intensiva. Sempre che dovesse essere necessario”, ha concluso il medico. 

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