Nonostante sia soltanto di ieri l’annuncio di Moderna riguardante la ricerca sul vaccino anti-Covid , i dubbi la fanno ancora da padrone, soprattutto su protezione e durata dei vaccini contro il virus Sars-Cov-2.
La scorsa settimana era stata la volta del vaccino Pfizer.
Il candidato sviluppato dalla biotech americana mRna-1273 “ha raggiunto il parametro primario di efficacia nella prima analisi preliminare dello studio Cove di Fase 3” e lo studio della fase 3 mostra “un’efficacia del vaccino del 94,5%”.
La prima analisi preliminare ha visto 95 partecipanti con casi confermati di Covid-19.
Il vaccino anti-covid Moderna sorprende Anthony Fauci: “Ho detto che sarei stato soddisfatto di un’efficacia al 75%. L’obiettivo era di avere il 90-95% di efficacia, ma non me l’ha aspettavo. Ho pensato che saremmo stati bravi, ma arrivare al 94,5% è davvero impressionate'”, ha detto il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Disease, ente degli statunitensi National Institutes of Health (Nih), e capo della task-force anti-Covid in Usa.
Michele Bocci sul quotidiano La Repubblica ha intervistato un grande esperto, Andrea Cossarizza, immunologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che fa il punto della situazione. Doveroso segnalare che non ci sono ancora dati per dire quale sarà il vaccino “migliore”. La copertura, annunci a parte, può essere valutata solo “dopo l’uso su larga scala, non bastano i risultati di fase 2 o 3”..
Tutti i vaccini di cui si parla in questi giorni prevedono un richiamo dopo circa un mese. Quale è il motivo? “Perché il sistema immunitario è bravo, ma non troppo. Ha bisogno di rivedere lo stesso antigene. Con la prima vaccinazione si attivano un po’ di cellule, parte delle quali in 3-4 settimane diventano “di memoria”. Con la seconda somministrazione si fanno espandere queste cellule, migliorando la risposta immunitaria”.
Per capire, almeno un po’, il funzionamento dei nuovi vaccini in fase di test sono molto utili le parole di Burioni da Fazio.
Cossarizza consiglia il vaccino, quando sarà disponibile, anche a chi è già stato malato di Covid. “Visto che gli anticorpi non dureranno per sempre, stimolare la memoria immune è utile”. E poi avverte che chi si vaccina potrebbe comunque restare contagioso. O almeno, non ci sono abbastanza dati per escluderlo.
Per metà gennaio saranno a disposizione i primi vaccini contro il coronavirus. Lo dice al quotidiano La Stampa Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). “Per metà dicembre – dice Magrini – mi aspetto che tutti e tre (Pfizer, Moderna e AstraZeneca, nda.) possano consegnare i dossier con i dati completi per avviare la valutazione da parte dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco. Qualche settimana per completare la revisione dei dati sarà necessaria, ma per metà gennaio potremmo arrivare a una valutazione comparativa di tutti e tre in modo da averli contemporaneamente a disposizione”.